Emissioni auto, i diesel necessari per il rispetto dei limiti
Simonluca Pini – Contributor Editor de Il Sole 24 Ore
I motori di ultima generazione risultano meno impattanti grazie anche a più sofisticati filtri anti particolato
Una delle sfide più impegnative per i costruttori automobilisti sarà il rispetto dei limiti sulle emissioni di anidride carbonica nei prossimi anni. A partire dal 2021 la media della gamma dei costruttori dovrà rispettare i 95 grammi per chilometro di CO2, che scenderanno a 80 nel 2025 per arrivare ai soli 59 g/km entro il 2030. Se gli ultimi due limiti saranno raggiungibili attraverso una forte ibridizzazione e una successiva elettrificazione, il primo step sarà percorribile grazie anche al contributo dei diesel Euro 6 di ultima generazione.
Il problema però è che il diesel è diventato secondo una buona parte dell'opinione pubblica la principale causa dell'inquinamento atmosferico. Come si è arrivati a questa situazione? Tutto è iniziato con lo scandalo Dieselgate. Se una transizione verso una mobilità green con una crescita di modelli ibridi e in futuro elettrici è sicuramente una strada tracciata, l’attacco contro il diesel ha portato ad un calo delle vendite e ad un conseguente aumento dell'inquinamento sul fronte delle emissioni di anidride carbonica. Infatti nei primi mesi dell'anno si sono ridotte le immatricolazioni di auto diesel euro 6 ma aumentano le emissioni di CO2. Nei primi due mesi del 2019, a un calo della quota di vetture diesel immatricolate, è corrisposto un aumento complessivo dell’anidride carbonica media delle nuove auto vendute. Dati alla mano, oggi l'utilizzo del diesel di ultima generazione è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 previsti per il 2030, in modo socialmente ed economicamente sostenibile. Il motivo? I diesel Euro 6 emettono meno anidride rispetto ai motori a benzina e sono fondamentali per il rispetto dei limiti imposti. Discorso diverso è se si parla di propulsori a gasolio con più anni sulle spalle, sottolineando come la priorità sia quella di svecchiare il parco auto e non certo di bloccare i diesel Euro 6.
Uno studio ACEA dimostra, infatti, come nel settore dei trasporti stradali, negli ultimi 20 anni, siano stati fatti progressi decisamente rilevanti sia in termini di emissioni di CO2 che di emissioni di NOx e PM. Con riferimento a questi ultimi, i motori di ultima generazione (dagli Euro 5 in poi) sia benzina sia diesel sono stati in grado di ridurne le emissioni addirittura del 96% rispetto a vent'anni fa portandole a livelli che possono essere definiti trascurabili. Il tutto grazie all'introduzione di sempre più sofisticati filtri anti particolato. Come confermato infatti dai dati della European Environment Agency, solo il 13% delle emissioni di CO2 sono imputabili ai veicoli. E' del tutto evidente quindi come il problema risieda anche altrove ma l'automobile è un bersaglio facile per amministrazioni e opinione pubblica a scapito delle tasche degli automobilisti. Secondo le analisi di Aeris Europe, un organo consultivo, nel 2015 il 40% degli NOX proveniva dal trasporto su gomma e segnatamente il 14% dalle auto diesel. Tutte. Con l’avvicendamento delle vecchie con le nuove Euro 6d si stima un dimezzamento entro il 2025. Inoltre, alcuni test RDE (real drive emission) dell’ADAC (Allegemeiner Deutscher Automobil Club) ha evidenziato come alcune auto abbiano già emissioni di NOx prossime allo zero.
Il problema però è che il diesel è diventato secondo una buona parte dell'opinione pubblica la principale causa dell'inquinamento atmosferico. Come si è arrivati a questa situazione? Tutto è iniziato con lo scandalo Dieselgate. Se una transizione verso una mobilità green con una crescita di modelli ibridi e in futuro elettrici è sicuramente una strada tracciata, l’attacco contro il diesel ha portato ad un calo delle vendite e ad un conseguente aumento dell'inquinamento sul fronte delle emissioni di anidride carbonica. Infatti nei primi mesi dell'anno si sono ridotte le immatricolazioni di auto diesel euro 6 ma aumentano le emissioni di CO2. Nei primi due mesi del 2019, a un calo della quota di vetture diesel immatricolate, è corrisposto un aumento complessivo dell’anidride carbonica media delle nuove auto vendute. Dati alla mano, oggi l'utilizzo del diesel di ultima generazione è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 previsti per il 2030, in modo socialmente ed economicamente sostenibile. Il motivo? I diesel Euro 6 emettono meno anidride rispetto ai motori a benzina e sono fondamentali per il rispetto dei limiti imposti. Discorso diverso è se si parla di propulsori a gasolio con più anni sulle spalle, sottolineando come la priorità sia quella di svecchiare il parco auto e non certo di bloccare i diesel Euro 6.
Uno studio ACEA dimostra, infatti, come nel settore dei trasporti stradali, negli ultimi 20 anni, siano stati fatti progressi decisamente rilevanti sia in termini di emissioni di CO2 che di emissioni di NOx e PM. Con riferimento a questi ultimi, i motori di ultima generazione (dagli Euro 5 in poi) sia benzina sia diesel sono stati in grado di ridurne le emissioni addirittura del 96% rispetto a vent'anni fa portandole a livelli che possono essere definiti trascurabili. Il tutto grazie all'introduzione di sempre più sofisticati filtri anti particolato. Come confermato infatti dai dati della European Environment Agency, solo il 13% delle emissioni di CO2 sono imputabili ai veicoli. E' del tutto evidente quindi come il problema risieda anche altrove ma l'automobile è un bersaglio facile per amministrazioni e opinione pubblica a scapito delle tasche degli automobilisti. Secondo le analisi di Aeris Europe, un organo consultivo, nel 2015 il 40% degli NOX proveniva dal trasporto su gomma e segnatamente il 14% dalle auto diesel. Tutte. Con l’avvicendamento delle vecchie con le nuove Euro 6d si stima un dimezzamento entro il 2025. Inoltre, alcuni test RDE (real drive emission) dell’ADAC (Allegemeiner Deutscher Automobil Club) ha evidenziato come alcune auto abbiano già emissioni di NOx prossime allo zero.