Egea scrive alle autorità omologanti contro il blocco della porta OBD
Massimo Brunamonti
Il settore dell’autoriparazione si fa interprete della necessità del libero accesso alla porta OBD. Purtroppo alcuni costruttori di auto operano in senso inverso.
Da tempo ormai il settore dell’autoriparazione si fa interprete della necessità del libero accesso alla porta OBD ma purtroppo alcuni costruttori di auto operano in senso inverso. È il caso di un importante costruttore che ha recentemente introdotto un meccanismo di accesso limitato e controllato su alcuni nuovi modelli. Il meccanismo consiste nel rilascio di un codice individuale attraverso un portale proprietario che permette l’accesso alla porta OBD ma solo attraverso l’autodiagnosi ufficiale del costruttore. In tal modo ogni strumento multimarca è tagliato fuori, e la conseguenza per il settore, se la cosa prolifera, è un consistente aggravio di costi per dotarsi inutilmente di tutta una serie di apparecchiature ufficiali specifiche per fare un lavoro che si potrebbe tranquillamente fare con un solo strumento multimarca.
La cosa, dal punto di vista dell’aftermarket indipendente, è in palese violazione delle norme vigenti. EGEA, l’Associazione Europea dei fornitori di auto attrezzature di cui AICA fa parte, ha ritenuto opportuno ricorre al parere legale qualificato di Osborne & Clarke, primario studio legale specializzato in affari europei. Il parere conferma pienamente l’ipotesi di EGEA, sottolineando come l’arbitraria imposizione di richieste, quali certificati di accesso per l’operatore, così come il non fornire ai costruttori indipendenti di autodiagnosi le informazioni necessarie per produrre dispositivi che possano operare sui propri veicoli, costituisce una violazione da parte dei costruttori di auto del Regolamento 715/2007/EC (il regolamento Euro5/6) e delle prescrizioni operative del Regolamento 692/2008/EC; il tutto inoltre si configura come una discriminazione proibita dal Regolamento 566/2011/EU che tutela la concorrenzialità dell’autoriparazione indipendente nei confronti degli autorizzati.
Forte di tale autorevole parere, EGEA ha interpellato la Commissione Europea che ha dichiarato che provvederà ad informare della cosa le Autorità Nazionali competenti. In conseguenza di ciò EGEA, a tutela dei costruttori indipendenti di diagnosi, ha ritenuto opportuno scrivere direttamente a tali Autorità in vari paesi UE, in particolare alla Direzione Generale della Motorizzazione in Italia e al RDW nei Paesi Bassi, denunciando il fatto. I costruttori di auto, informati della cosa dalla stessa EGEA, non hanno per il momento preso una posizione ufficiale; colloqui informali però portano a ritenere che una soluzione verrà proposta presto per sanare la situazione.
La cosa, dal punto di vista dell’aftermarket indipendente, è in palese violazione delle norme vigenti. EGEA, l’Associazione Europea dei fornitori di auto attrezzature di cui AICA fa parte, ha ritenuto opportuno ricorre al parere legale qualificato di Osborne & Clarke, primario studio legale specializzato in affari europei. Il parere conferma pienamente l’ipotesi di EGEA, sottolineando come l’arbitraria imposizione di richieste, quali certificati di accesso per l’operatore, così come il non fornire ai costruttori indipendenti di autodiagnosi le informazioni necessarie per produrre dispositivi che possano operare sui propri veicoli, costituisce una violazione da parte dei costruttori di auto del Regolamento 715/2007/EC (il regolamento Euro5/6) e delle prescrizioni operative del Regolamento 692/2008/EC; il tutto inoltre si configura come una discriminazione proibita dal Regolamento 566/2011/EU che tutela la concorrenzialità dell’autoriparazione indipendente nei confronti degli autorizzati.
Forte di tale autorevole parere, EGEA ha interpellato la Commissione Europea che ha dichiarato che provvederà ad informare della cosa le Autorità Nazionali competenti. In conseguenza di ciò EGEA, a tutela dei costruttori indipendenti di diagnosi, ha ritenuto opportuno scrivere direttamente a tali Autorità in vari paesi UE, in particolare alla Direzione Generale della Motorizzazione in Italia e al RDW nei Paesi Bassi, denunciando il fatto. I costruttori di auto, informati della cosa dalla stessa EGEA, non hanno per il momento preso una posizione ufficiale; colloqui informali però portano a ritenere che una soluzione verrà proposta presto per sanare la situazione.
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