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Marzo 2017

Autoriparatori, nell’officina 4.0 arrivano robot e assistenti digitali

di Dino Collazzo

Attrezzature intelligenti, diagnosi predittiva e software in grado di apprendere e agire in maniera autonoma. Sono alcune delle innovazioni a cui meccatronici, carrozzieri e gommisti guardano con attenzione per comprenderne il potenziale e non finire rottamati.
 
Per aggiustare le auto “intelligenti” arrivano i robot in officina. Il business nel campo dell’automotive e dell’aftermarket nei prossimi anni è una partita che si gioca tutta sul terreno dell’innovazione tecnologica.  E riuscire a tenere il passo con i progressi nel campo dell’intelligenza artificiale (Ai), dell’internet of things (Iot) e dell’analisi dei big data diventa una priorità per chi vuole continuare a rimanere competitivo. Investire in diagnosi predittiva, telediagnosi e software in grado di monitorare i veicoli da remoto, anticipando così il momento in cui un ricambio arriva a fine ciclo o è a rischio guasto, consentirà a molti autoriparatori di poter accrescere il loro portafoglio clienti. Offrendo servizi sempre più mirati, di qualità e capaci di far risparmiare gli automobilisti. Non solo, grazie anche ad attrezzature all’avanguardia e dotate di Ai, meccatronici, carrozzieri e gommisti saranno in grado di svolgere lavori in maniera più accurata su modelli con tecnologie complesse. E questo perché ad aiutarli ci sarà, oltre alla loro esperienza, un assistente digitale in grado di guidarli e suggerirgli gli interventi da fare.
 
Si tratta di attrezzature che, con la crescente personalizzazione dell’internet delle cose, possono connettersi a elementi e componenti dell’auto così da individuare difetti o malfunzionamenti. Una novità che in molti casi consentirà di risparmiare tempo e di riuscire a svolgere più interventi in officina. Ma, se oggi questi prodotti, attraverso specifici sensori, riescono a interagire con gli oggetti, domani gli stessi potrebbero essere capaci anche di apprendere e agire in maniera autonoma. E questo grazie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale su cui, oltre a startup innovative e aziende dell’hi-tech, stanno investendo anche multinazionali e aziende leader nella costruzione di attrezzature e strumenti per la filiera dell’assistenza post vendita e del service dell’automotive. Si tratta di progetti di ricerca sullo sviluppo della tecnica del “machine learning”(Ml). In cui un elaboratore acquisisce la capacità di apprendere, servendosi di grandi quantità di dati, senza essere programmato e di adattare il suo software ai cambiamenti. In pratica i sistemi di Ml esaminano dei dati legati a un fenomeno, ricercano schemi e regolarità statistiche per poi costruire un modello – un algoritmo generato autonomamente – del fenomeno stesso. Il risultato è una previsione – in continuo aggiornamento – la cui efficacia viene verificata con un confronto con la realtà. Un sistema che in campo automotive viene sperimentato sulle auto a guida autonoma e che un domani potrebbe entrare nelle officine sotto forma attrezzature intelligenti o di veri e propri robot.
 
In attesa di vedere quando ciò accadrà qualcosa però ha iniziato a muoversi per quel che riguarda la diagnosi predittiva. Gomme, componenti elettrici ed elementi del motore sono già oggi dotati di sensori in grado di comunicare con officine e service il loro “stato di salute”. Con una strumentazione adeguata un autoriparatore può monitorare i veicoli dei propri clienti, avvisandoli in anticipo di un possibile guasto prima che accada o della necessità di cambiare un pezzo perché a fine ciclo. Parliamo di un’officina 4.0 in cui oltre a cambiare il modello di lavoro cambierà anche il business. Offrendo non solo le normali operazioni di manutenzione e riparazione ma anche servizi e assistenza legata a ogni aspetto della vita di un veicolo. Una rivoluzione, quella digitale, che secondo il Financial Time porterà alla sparizione di diversi mestieri tra cui anche gli autoriparatori. È indubbio che ciò possa avvenire, così com’è del tutto fisiologico che nel lungo periodo molte officine vedranno calare lavori – si pensi ai motori elettrici più facili da riparare – e introiti per via dell’arrivo di nuovi modelli sulle strade. È pur vero però, come dicono diversi esperti del settore, che occorrerà tempo prima che ciò si verifichi. Ed è proprio in questa fase di passaggio che chi investirà su formazione, innovazione e in un nuovo modello di business, allargando i propri affari anche ad altri settori della filiera dell’automotive, potrà affrontare le sfide che lo attendono. 





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