Meccatronici e informatici, le nuove professioni dell’officina del futuro
di Dino Collazzo
A prendersi cura di veicoli connessi saranno autoriparatori sempre più specializzati. In Italia però il calo d’iscrizioni agli istituti tecnici desta non poche preoccupazioni tra le aziende, che faticano a trovare i profili ricercati. Per Giuseppe Polari, direttore de ‘Il Giornale del meccanico’, la causa va cercato in una visione obsoleta della figura del meccanico “Una volta chi decideva di lavorare in officina, preferiva la pratica allo studio. Oggi invece, servono conoscenze che si apprendono solo attraverso un preciso percorso formativo, e che non riguardano solo le competenze tecniche”
Quando si parla dell’officina 4.0, il pensiero corre subito a veicoli connessi e a guida autonoma. Mentre si pensa poco a chi e come saranno i professionisti di domani che dovranno prendersi cura di queste auto. A lavorare all’interno di centri d’assistenza iper-tecnologici, saranno meccatronici, informatici, ingegneri meccanici e periti tecnici specializzati. Capaci di utilizzare strumenti e macchinari dotati d’intelligenza artificiale. Ma, se questa è la visione dell’autoriparazione del futuro, l’oggi è costellato ancora da troppe incertezze a cominciare proprio dalla ricerca del personale che dovrà svolgere questi mestieri.
Infatti, stando ai dati del Miur, gli iscritti agli istituti tecnici sono sempre meno. Negli ultimi dieci anni gli studenti delle scuole che sfornano geometri, ragionieri e periti nei campi della meccanica, elettronica, trasporti, chimica e tessile sono calati di 117 mila unità. Con il risultato che ogni anno le imprese faticano a trovare 60 mila profili tecnici da inserire in azienda. “Scontiamo un difetto legato alla percezione che si ha di alcune figure – spiega Giuseppe Polari, direttore de ‘Il Giornale del meccanico’ –. Quando si pensa al meccanico o al personale che lavora nel settore dell’automotive l’immagine è quella di 30 anni fa. Oggi invece chi sceglie di operare nel campo dell’assistenza e manutenzione dei veicoli ha una competenza e professionalità che gli derivano da un lungo percorso formativo da cui non si può più prescindere”. Veicoli con motori sempre più sosfisticati e dotati di software e sensori più complessi, richiedono una conoscenze specialistica. Ma per far crescere il proprio business non basta. Infatti, per Polari servono anche altre capacità che vanno dalle soft skill all’abilità nel campo del marketing. In pratica si tratta di competenze trasversali che raggruppano le qualità personali e l’atteggiamento da avere in ambito lavorativo: autonomia, adattabilità, attenzione ai dettagli, capacità di organizzare il lavoro, apprendere in maniera continuativa, gestire le informazioni, efficacia relazionale, teamwork, problem solving e leadership. “Il meccatronico dovrà essere un informatico, uno psicologo, un medico dell’auto inteso ad ampio spettro, un comunicatore e un uomo di marketing che abbia la passione per la meccanica – precisa Polari – L’officina 4.0 è la cartina al tornasole che serve, a chi vuole lavorare o avere un business in questo settore, per capire che bisogna impegnarsi, essere professionali e accrescere la propria formazione. Concentrandosi non solo sulla tecnica, ma anche su aspetti che attengono alle soft skill, alla comunicazione e al marketing”.
Per riuscire in questo però, serve creare delle solide sinergie tra scuole, università e imprese. In modo da fornire agli studenti interessati a intraprendere questo percorso gli strumenti e le competenze utili per entrare nel mondo del lavoro. Infatti, l’officina 4.0, così come l’industria 4.0, è una grande opportunità occupazionale – i diplomati degli Istituti tecnici superiori hanno un indice di occupazione a 12 mesi dalla fine del biennio del 79,1% e nell’87,5% dei casi è coerente con la specializzazione intrapresa – su cui bisogna investire. Un compito che spetta non solo alle aziende ma anche alle istituzioni. Potenziare le infrastrutture esistenti, digitalizzare e rendere più efficienti i servizi, sono leve che bisogna muovere per sostenere il comparto manifatturiero. E a cascata tutto ciò che gli ruota intorno.
Uno di questi settori è proprio l’assistenza e la manutenzione, che con i suoi 53.229 operatori è un punto di riferimento per la filiera dell’aftermarket. È all’interno di queste officine che le nuove figure professionali si troveranno a operare, prestando attenzione da un alto a motori, software e sensori e dall’altro alle esigenze del cliente, cosi da fidelizzarlo e vederlo tornare quando ne avrà bisogno.
Infatti, stando ai dati del Miur, gli iscritti agli istituti tecnici sono sempre meno. Negli ultimi dieci anni gli studenti delle scuole che sfornano geometri, ragionieri e periti nei campi della meccanica, elettronica, trasporti, chimica e tessile sono calati di 117 mila unità. Con il risultato che ogni anno le imprese faticano a trovare 60 mila profili tecnici da inserire in azienda. “Scontiamo un difetto legato alla percezione che si ha di alcune figure – spiega Giuseppe Polari, direttore de ‘Il Giornale del meccanico’ –. Quando si pensa al meccanico o al personale che lavora nel settore dell’automotive l’immagine è quella di 30 anni fa. Oggi invece chi sceglie di operare nel campo dell’assistenza e manutenzione dei veicoli ha una competenza e professionalità che gli derivano da un lungo percorso formativo da cui non si può più prescindere”. Veicoli con motori sempre più sosfisticati e dotati di software e sensori più complessi, richiedono una conoscenze specialistica. Ma per far crescere il proprio business non basta. Infatti, per Polari servono anche altre capacità che vanno dalle soft skill all’abilità nel campo del marketing. In pratica si tratta di competenze trasversali che raggruppano le qualità personali e l’atteggiamento da avere in ambito lavorativo: autonomia, adattabilità, attenzione ai dettagli, capacità di organizzare il lavoro, apprendere in maniera continuativa, gestire le informazioni, efficacia relazionale, teamwork, problem solving e leadership. “Il meccatronico dovrà essere un informatico, uno psicologo, un medico dell’auto inteso ad ampio spettro, un comunicatore e un uomo di marketing che abbia la passione per la meccanica – precisa Polari – L’officina 4.0 è la cartina al tornasole che serve, a chi vuole lavorare o avere un business in questo settore, per capire che bisogna impegnarsi, essere professionali e accrescere la propria formazione. Concentrandosi non solo sulla tecnica, ma anche su aspetti che attengono alle soft skill, alla comunicazione e al marketing”.
Per riuscire in questo però, serve creare delle solide sinergie tra scuole, università e imprese. In modo da fornire agli studenti interessati a intraprendere questo percorso gli strumenti e le competenze utili per entrare nel mondo del lavoro. Infatti, l’officina 4.0, così come l’industria 4.0, è una grande opportunità occupazionale – i diplomati degli Istituti tecnici superiori hanno un indice di occupazione a 12 mesi dalla fine del biennio del 79,1% e nell’87,5% dei casi è coerente con la specializzazione intrapresa – su cui bisogna investire. Un compito che spetta non solo alle aziende ma anche alle istituzioni. Potenziare le infrastrutture esistenti, digitalizzare e rendere più efficienti i servizi, sono leve che bisogna muovere per sostenere il comparto manifatturiero. E a cascata tutto ciò che gli ruota intorno.
Uno di questi settori è proprio l’assistenza e la manutenzione, che con i suoi 53.229 operatori è un punto di riferimento per la filiera dell’aftermarket. È all’interno di queste officine che le nuove figure professionali si troveranno a operare, prestando attenzione da un alto a motori, software e sensori e dall’altro alle esigenze del cliente, cosi da fidelizzarlo e vederlo tornare quando ne avrà bisogno.