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Febbraio 2018

Omologazione veicoli, supervisione diretta dalla Ue sul controllo delle emissioni

di Massimo Brunamonti

L’Unione europea ha previsto norme più severe in tema di omologazione. L’obiettivo è di controllare i livelli di emissioni inquinanti nelle autovetture. Una delle novità è la possibilità di multare direttamente i costruttori inadempienti
 
Bruxelles ha definito, lo scorso 7 dicembre, una procedura di supervisione “europea”, a carico della Commissione, sul controllo del livello delle emissioni inquinanti nelle autovetture circolanti e di nuova omologazione. L’esecutivo della Ue acquisisce in questo modo poteri sanzionatori diretti nei confronti delle case automobilistiche i cui veicoli fossero trovati non conformi ai limiti di emissione. “Abbiamo bisogno di più qualità e indipendenza nel sistema, più controlli delle auto già in circolazione e supervisione europea”, ha commentato il commissario europeo per l’industria Elzbieta Bienkowska.
 
In sintesi il testo prevede che dal 1 settembre 2020 le procedure di omologazione di nuovi veicoli siano supervisionate da Bruxelles e che eventuali veicoli trovati non conformi vengano soggetti a richiamo obbligatorio con possibili multe fino a 30 mila euro per il costruttore. I servizi tecnici omologanti in ogni Stato membro saranno poi sottoposti a valutazioni periodiche sulla base di rigorosi parametri decisi dalla Ue per garantire che le regole siano applicate rigorosamente e uniformemente in tutto il territorio. Per quanto riguarda invece i veicoli circolanti verranno effettuati controlli a campione almeno ogni 40 mila veicoli registrati, con test sulle emissioni su un minimo del 20% del parco circolante.
 
Rimane un dubbio se in questo modo è risolto il tuttora esistente potenziale conflitto d’interessi tra ente omologante e costruttore di auto che rimane colui che paga il servizio di omologazione. L’introduzione di verifiche sui servizi tecnici di omologazione e il possibile rapporto indiretto introdotto dalla procedura potrebbero risolvere il problema, ma è sicuramente necessario che questo aspetto venga meglio chiarito in fase di stesura finale della procedura.
 
L’evidente necessità di una tale iniziativa, visti i fatti recentemente verificatisi, culminati nel Dieselgate, non ha comunque impedito a qualche Stato di tentare di opporsi o indebolire l’efficacia dell’iniziativa. Secondo quanto riporta Reuters, infatti, sette stati membri, tra cui l’Italia, hanno proposto condizioni che alla fine avrebbero indebolito il potere di controllo della Commissione. La Germania, per esempio, ha tentato di opporsi alle ispezioni da parte della Commissione sostenendo che “qualsiasi tipo di controllo comporta ulteriore burocrazia senza essere vantaggioso”. Addirittura la Francia, insieme ad altri, ha provato a proporre verifiche talmente rarefatte da rendere il tutto praticamente inefficacie.
 
La procedura è adesso nella sua fase conclusiva di lettura congiunta tra il Consiglio e il Parlamento Europeo; il punto, come bene riassunto in ambienti diplomatici a Bruxelles è “vogliamo che la Commissione metta il naso negli affari delle autorità nazionali di omologazione? Dopo Dieselgate, è difficile dire di no”.
 



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