Automotive sostenibile: la mobilità che non fa rumore
Chiara Casagrande, con il contributo di Emanuele Biagetti, Egaf Edizioni
Nell'ambito di un progresso globale volto alla sostenibilità completa, l'automotive deve affrontare nuove sfide. Esploriamo le regolamentazioni che limitano rumore e vibrazione nei veicoli, riflettendo su come queste contribuiscano a una mobilità più sostenibile.
Il concetto di sostenibilità sta trasformando il mondo, ponendo sfide complesse e stimolando innovazioni in vari settori, inclusa l'automotive. Questo settore sta rispondendo con prontezza, proponendo pratiche all'avanguardia che ne coinvolgono ogni aspetto. Una delle aree chiave dello sviluppo sostenibile riguarda la regolamentazione del rumore e delle vibrazioni, cruciali per migliorare l'ambiente acustico, soprattutto nelle aree urbane.
Normative sul Rumore e Vibrazioni: le regolamentazioni di riferimento
Le normative ambientali si sono evolute nel tempo grazie all’emanazione di copiosa normativa e stanno diventando sempre più dettagliate e specifiche, favorendo un ambiente urbano più silenzioso e, per certi versi, accogliente.
Dal punto di vista dell’immissione in circolazione dei veicoli, i “tipi di veicoli” (omologati) sono sottoposti a test per misurare le emissioni sonore fin dal 1954 in Italia (con l’emanazione della legge n. 877/1954 e, successivamente, con l’entrata in vigore del Codice della Strada del 1959) e fin dal 1970 nei paesi Europei (con l’emanazione della direttiva n. 70/157/CEE), e gli standard di prova e i limiti massimi del livello sonoro considerato accettabile variano in base alla classe del veicolo e, ovviamente, all’epoca del rilascio dell’omologazione e dell’immatricolazione. È fondamentale, quindi, che i livelli di rumore si mantengano entro limiti accettabili, definiti, per veicoli più recenti, da norme come il Regolamento (UE) n. 540/2014 (e successive modifiche), valido per gli autoveicoli per trasporto di persone e merci. Detto regolamento si applica in sede di rilascio dell’omologazione “globale degli autoveicoli” prevista dal regolamento UE n. 858/2018 e si basa sui regolamenti UNECE n. 51 per quanto riguarda il metodo di prova e UNECE n. 59 per quanto riguarda i dispositivi silenziatori di ricambio. Parimenti, il regolamento UE n. 168/2013 che disciplina il rilascio dell’omologazione “globale dei motoveicoli e ciclomotori” così come integrato dal regolamento delegato UE n. 134/2014 prevede, ai fini della valutazione del livello sonoro, l’applicazione del regolamento UNECE n. 41 (per motoveicoli a 2 ruote e a 3 ruote) che, in questi casi, sostituisce il cap. 9 allegato III della dir. n. 97/24/CE. D'altro canto, gli ingegneri, facendo riferimento allo standard ISO 2631-1:1997, emendato poi nel 2010, sono impegnati nello sviluppo di sistemi di sospensione avanzati per ridurre al minimo le vibrazioni trasmesse ai passeggeri e al suolo. Nell’ambito della progettazione degli pneumatici, ormai da tempo, i costruttori sono obbligati a indicare su apposite etichette anche il valore misurato del rumore esterno di rotolamento (dB).
Dal punto di vista del contenimento del rumore prodotto dalle infrastrutture del trasporto ed, in particolare, del controllo dei veicoli in circolazione, la legge sul decentramento delle funzioni amministrative (DPR 24.7.1977 n. 616) assegna ai comuni "il controllo, in sede di circolazione, dell'inquinamento acustico prodotto da auto e motoveicoli, nonché la rilevazione, il controllo, la disciplina integrativa e la previsione delle emissioni sonore" e la legge quadro sull’inquinamento acustico (legge n. 447/1995) e il DPCM 14.11.1997 stabiliscono i principi fondamentali in materia di tutela dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo dall'inquinamento acustico, ai sensi e per gli effetti dell'art. 117 della Costituzione, attribuendo, in particolare, la competenza relativa alla “rilevazione e il controllo delle emissioni sonore prodotte dai veicoli” ai comuni. Il Codice della Strada attribuisce agli organi di Polizia i controlli sui veicoli in circolazione che riguardano le caratteristiche costruttive previste per la protezione ambientale (art. 71), la presenza (art. 72) e l’efficienza (art. 79) dei dispositivi silenziatori durante la circolazione e in sede di revisione periodica (art. 80), i rumori molesti causati dal modo di guidare del conducente e da altre caratteristiche del veicolo (art. 155).
Le vibrazioni causate dal traffico: un nemico silenzioso delle nostre città
Se comprendere i fastidi e i disagi causati dell’inquinamento acustico resta piuttosto semplice ed immediato, le conseguenze delle eccessive vibrazioni, soprattutto nei centri urbani, sono più complesse da individuare e contrastare. I veicoli in circolazione producono rumore dovuto essenzialmente al motore, alla resistenza dell’aria, ai dispositivi di scarico ma producono anche vibrazioni dovute alla carrozzeria ma soprattutto al rotolamento dei pneumatici sull’asfalto. Nel caso delle città europee, poi, spesso caratterizzate da centri storici, unici per la presenza di numerosi palazzi ed edifici d’epoca, non di rado annoverati tra i beni protetti dall’UNESCO, la situazione si presenta ancor più delicata. È ben noto, infatti, che le vibrazioni del traffico stradale, giorno dopo giorno, possano diventare un’insidia per le strutture più antiche che sono direttamente interessate da vibrazioni trasmesse alle fondamenta dell’edificio. Diversi sono gli esempi di città, in Italia e non solo, i cui monumenti ed edifici hanno risentito e sofferto proprio a causa di queste vibrazioni. Si tratta di un fenomeno talmente noto che, anche a Bologna, sebbene non ci siano prove inconfutabili che stabiliscano un legame di causa-effetto tra le vibrazioni del denso traffico urbano e il rischio di crollo della Garisenda, si è subito pensato che ci fosse un legame tra questo fenomeno e i danni strutturali che la Torre presenta. Anche Londra, una città che intreccia storia e modernità, vede i suoi edifici storici affrontare le sfide poste da vibrazioni legate al traffico e alle infrastrutture ferroviarie.
Storie dall’Italia:
Come precedentemente anticipato, a regolare i limiti di rumorosità per i veicoli immessi in circolazione più recentemente sono le normative europee che, indicativamente, stabiliscono i seguenti limiti del livello sonoro come accettabili:
Norme Italiane:
In Italia, i limiti di rumorosità per i veicoli in circolazione sono quelli stabiliti dalla pertinente norma in vigore alla data del rilascio dell’omologazione del tipo di veicolo o alla data di immatricolazione. Il limite massimo previsto per ogni veicolo in circolazione viene annotato sul documento di circolazione, deve essere sempre rispettato durante la circolazione e viene verificato in occasione della prescritta visita di revisione periodica (utilizzando l’attrezzatura fonometrica, qualora ritenuta necessaria). Tuttavia, le autorità locali possono applicare regolamenti più restrittivi in alcune aree, soprattutto quelle urbane o con particolare valore storico e culturale. Inoltre, particolari aree possono essere soggette a zone a traffico limitato (ZTL) mirate a ridurre l’inquinamento acustico oltre che quello atmosferico.
Altre norme si focalizzano sulla riduzione delle emissioni sonore dei veicoli come, a titolo di esempio:
Normative sul Rumore e Vibrazioni: le regolamentazioni di riferimento
Le normative ambientali si sono evolute nel tempo grazie all’emanazione di copiosa normativa e stanno diventando sempre più dettagliate e specifiche, favorendo un ambiente urbano più silenzioso e, per certi versi, accogliente.
Dal punto di vista dell’immissione in circolazione dei veicoli, i “tipi di veicoli” (omologati) sono sottoposti a test per misurare le emissioni sonore fin dal 1954 in Italia (con l’emanazione della legge n. 877/1954 e, successivamente, con l’entrata in vigore del Codice della Strada del 1959) e fin dal 1970 nei paesi Europei (con l’emanazione della direttiva n. 70/157/CEE), e gli standard di prova e i limiti massimi del livello sonoro considerato accettabile variano in base alla classe del veicolo e, ovviamente, all’epoca del rilascio dell’omologazione e dell’immatricolazione. È fondamentale, quindi, che i livelli di rumore si mantengano entro limiti accettabili, definiti, per veicoli più recenti, da norme come il Regolamento (UE) n. 540/2014 (e successive modifiche), valido per gli autoveicoli per trasporto di persone e merci. Detto regolamento si applica in sede di rilascio dell’omologazione “globale degli autoveicoli” prevista dal regolamento UE n. 858/2018 e si basa sui regolamenti UNECE n. 51 per quanto riguarda il metodo di prova e UNECE n. 59 per quanto riguarda i dispositivi silenziatori di ricambio. Parimenti, il regolamento UE n. 168/2013 che disciplina il rilascio dell’omologazione “globale dei motoveicoli e ciclomotori” così come integrato dal regolamento delegato UE n. 134/2014 prevede, ai fini della valutazione del livello sonoro, l’applicazione del regolamento UNECE n. 41 (per motoveicoli a 2 ruote e a 3 ruote) che, in questi casi, sostituisce il cap. 9 allegato III della dir. n. 97/24/CE. D'altro canto, gli ingegneri, facendo riferimento allo standard ISO 2631-1:1997, emendato poi nel 2010, sono impegnati nello sviluppo di sistemi di sospensione avanzati per ridurre al minimo le vibrazioni trasmesse ai passeggeri e al suolo. Nell’ambito della progettazione degli pneumatici, ormai da tempo, i costruttori sono obbligati a indicare su apposite etichette anche il valore misurato del rumore esterno di rotolamento (dB).
Dal punto di vista del contenimento del rumore prodotto dalle infrastrutture del trasporto ed, in particolare, del controllo dei veicoli in circolazione, la legge sul decentramento delle funzioni amministrative (DPR 24.7.1977 n. 616) assegna ai comuni "il controllo, in sede di circolazione, dell'inquinamento acustico prodotto da auto e motoveicoli, nonché la rilevazione, il controllo, la disciplina integrativa e la previsione delle emissioni sonore" e la legge quadro sull’inquinamento acustico (legge n. 447/1995) e il DPCM 14.11.1997 stabiliscono i principi fondamentali in materia di tutela dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo dall'inquinamento acustico, ai sensi e per gli effetti dell'art. 117 della Costituzione, attribuendo, in particolare, la competenza relativa alla “rilevazione e il controllo delle emissioni sonore prodotte dai veicoli” ai comuni. Il Codice della Strada attribuisce agli organi di Polizia i controlli sui veicoli in circolazione che riguardano le caratteristiche costruttive previste per la protezione ambientale (art. 71), la presenza (art. 72) e l’efficienza (art. 79) dei dispositivi silenziatori durante la circolazione e in sede di revisione periodica (art. 80), i rumori molesti causati dal modo di guidare del conducente e da altre caratteristiche del veicolo (art. 155).
Le vibrazioni causate dal traffico: un nemico silenzioso delle nostre città
Se comprendere i fastidi e i disagi causati dell’inquinamento acustico resta piuttosto semplice ed immediato, le conseguenze delle eccessive vibrazioni, soprattutto nei centri urbani, sono più complesse da individuare e contrastare. I veicoli in circolazione producono rumore dovuto essenzialmente al motore, alla resistenza dell’aria, ai dispositivi di scarico ma producono anche vibrazioni dovute alla carrozzeria ma soprattutto al rotolamento dei pneumatici sull’asfalto. Nel caso delle città europee, poi, spesso caratterizzate da centri storici, unici per la presenza di numerosi palazzi ed edifici d’epoca, non di rado annoverati tra i beni protetti dall’UNESCO, la situazione si presenta ancor più delicata. È ben noto, infatti, che le vibrazioni del traffico stradale, giorno dopo giorno, possano diventare un’insidia per le strutture più antiche che sono direttamente interessate da vibrazioni trasmesse alle fondamenta dell’edificio. Diversi sono gli esempi di città, in Italia e non solo, i cui monumenti ed edifici hanno risentito e sofferto proprio a causa di queste vibrazioni. Si tratta di un fenomeno talmente noto che, anche a Bologna, sebbene non ci siano prove inconfutabili che stabiliscano un legame di causa-effetto tra le vibrazioni del denso traffico urbano e il rischio di crollo della Garisenda, si è subito pensato che ci fosse un legame tra questo fenomeno e i danni strutturali che la Torre presenta. Anche Londra, una città che intreccia storia e modernità, vede i suoi edifici storici affrontare le sfide poste da vibrazioni legate al traffico e alle infrastrutture ferroviarie.
Storie dall’Italia:
- Matera, la Città dei Sassi: Qui, tra le suggestive abitazioni scavate nella roccia, sono stati messi in atto programmi di monitoraggio per proteggere i preziosi edifici storici dalle vibrazioni che potrebbero comprometterne la stabilità. Un'analisi continua permette di mettere in campo strategie di mitigazione efficaci.
- Venezia: In una città dove il traffico ha anche una componente acquea, le vibrazioni rappresentano una doppia sfida. Gli interventi per preservare i palazzi che si specchiano sui canali sono all’ordine del giorno, poiché il moto perpetuo delle onde e il passaggio delle imbarcazioni richiedono un’attenzione particolare per salvaguardare un patrimonio unico al mondo.
- Roma : nella capitale, una città ricca di un lascito architettonico inestimabile, le autorità hanno adottato misure per limitare il traffico pesante. Questa decisione mira a proteggere le strutture storiche dagli effetti delle vibrazioni, contribuendo a preservare il tessuto culturale della città eterna per le future generazioni.
Come precedentemente anticipato, a regolare i limiti di rumorosità per i veicoli immessi in circolazione più recentemente sono le normative europee che, indicativamente, stabiliscono i seguenti limiti del livello sonoro come accettabili:
- Veicoli leggeri (automobili): il limite di rumorosità è fissato a 72 dB. Tale limite varia leggermente in base alla categoria e al peso del veicolo.
- Veicoli pesanti (autocarri e autobus): i limiti di rumorosità sono generalmente più severi e sono fissati a partire da 78 dB, con l'obiettivo di ridurre gradualmente tale limite in futuro.
- Ciclomotori (cilindrata ≤ 50 cc): I limiti di rumorosità si aggirano intorno ai 78 dB, ma questo valore può variare leggermente a seconda del tipo di veicolo.
- Motocicli (da 50 cc fino a 175 cc): i limiti di rumorosità sono spesso fissati tra 80 e 81 dB.
- Motocicli con cilindrata superiore a 175 cc: i limiti di rumorosità sono stabiliti intorno agli 80-83 dB, a seconda della potenza e delle specifiche tecniche del veicolo.
Norme Italiane:
In Italia, i limiti di rumorosità per i veicoli in circolazione sono quelli stabiliti dalla pertinente norma in vigore alla data del rilascio dell’omologazione del tipo di veicolo o alla data di immatricolazione. Il limite massimo previsto per ogni veicolo in circolazione viene annotato sul documento di circolazione, deve essere sempre rispettato durante la circolazione e viene verificato in occasione della prescritta visita di revisione periodica (utilizzando l’attrezzatura fonometrica, qualora ritenuta necessaria). Tuttavia, le autorità locali possono applicare regolamenti più restrittivi in alcune aree, soprattutto quelle urbane o con particolare valore storico e culturale. Inoltre, particolari aree possono essere soggette a zone a traffico limitato (ZTL) mirate a ridurre l’inquinamento acustico oltre che quello atmosferico.
Altre norme si focalizzano sulla riduzione delle emissioni sonore dei veicoli come, a titolo di esempio:
- Negli Stati Uniti, l'Environmental Protection Agency (EPA), che implementa il Noise Control Act del 1972 offrendo linee guida sul controllo del rumore del traffico.
- Gli standard ISO, come l'ISO 10844, che definiscono criteri per la misurazione e riduzione del rumore e delle vibrazioni, includendo piste di prova armonizzate.
- Molti paesi hanno normative specifiche allineate con gli standard europei o ECE
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