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Giugno 2023

Idrogeno, cresce la filiera italiana. Aumentano gli investimenti e i brevetti

Simonluca Pini - Contributing Editor Sole 24 Ore

Le aziende italiane credono sempre di più nell’idrogeno, come sottolineato da una ricerca svolta dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in collaborazione con H2IT, l’Associazione italiana idrogeno e celle a combustibile. 
Ridurre del 55% le emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e raggiungere l’impatto zero entro il 2050. L’Unione Europea, con il Green Deal, ha imposto obiettivi di transizione energetica molto sfidanti che richiedono e richiederanno sempre di più una radicale trasformazione della mobilità e dei suoi principali protagonisti. Oltre alle motorizzazioni elettriche, alimentazioni alternative come l’idrogeno potranno essere la giusta risposta in diversi ambiti a condizione di una crescita importante di infrastrutture e tecnologie. Come sottolineato dalla seconda edizione dell'Osservatorio H2IT, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche e l'Innovation Center di Intesa Sanpaolo, il 65% delle aziende ha chiuso il 2022 con una crescita degli investimenti. Il 70% di questi sono finanziati attraverso fondi propri, mentre il 22% è coperto da quelli europei, nazionali o regionali. Nel PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) sono stati stanziati 3,64 miliardi di euro proprio per sviluppare la filiera dell’idrogeno in Italia, ma sono soprattutto gli investimenti privati a spingere la crescita. Altro aspetto interessante arriva dall’innovazione: secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, l’Italia è il quinto paese dell’Unione europea per numero di brevetti legati all’idrogeno e negli ultimi cinque anni oltre 1 azienda su 3 ha ottenuto almeno un brevetto o è prossima a farlo. La percentuale sale dal 36% all'85% per le realtà che si occupano di produzione. Secondo le aziende intervistate dallo studio, i maggiori tassi di crescita da qui al 2030 si avranno nella mobilità (85%),quelli legati all’hard-to-abate (Chimica, Cemento, Acciaio a Ciclo Integrato, Acciaio da forno Elettrico, Carta, Ceramica, Vetro e Fonderie) e lo storage di elettricità rinnovabile (55%). 
 
Lo scenario europeo tra trasporto su gomma e ferroviario  
 
il numero dei mezzi di trasporto alimentati ad idrogeno, nel corso degli ultimi anni, sta crescendo sia nel trasporto stradale che ferroviario. Il trend positivo europeo del 2020 è proseguito anche nel 2021, con un aumento delle nuove immatricolazioni di veicoli a idrogeno del +22% rispetto al 2020. In testa la Germania, che ha registrato un +70%, seguita da Paesi Bassi e Svizzera.  
Globalmente i maggiori produttori di auto idrogeno sono Corea del Sud e Giappone. In Italia, la mancanza di una rete di stazioni di rifornimento adeguata ha limitato fortemente la crescita del mercato. Proprio per questo, all’interno dei 3,64 miliardi previsti per la filiera idrogeno nel PNRR, 530 milioni di euro sono dedicati a sostenere la costruzione di stazioni per il trasporto stradale (230 milioni, 40 stazioni) e ferroviario (300 milioni per 10 stazioni) entro il 2026. In particolare, per il trasporto stradale pesante, come specificato nelle Linee Guida Preliminari della Strategia Italiana Idrogeno del MISE (oggi Ministero delle Imprese e del Made In Italy n.d.r.), l’obiettivo è rendere il 2% della flotta nazionale di camion a lungo raggio alimentato a idrogeno al 2030, aprendo così la strada anche allo sviluppo della mobilità leggera a idrogeno. Nel ferroviario, invece, l’idrogeno può supportare l’obiettivo di rendere indipendenti da combustibili fossili le linee non elettrificate (circa il 30%, 4.670 km). Si tratta di target che richiedono investimenti pubblici, ma anche investimenti privati da parte delle aziende che si stanno dimostrando sempre più interessate alla crescita dell’idrogeno. 





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