Il Piano Draghi per salvare la competitività e l’automotive in Europa
Simonluca Pini - Contributing Editor Sole 24 Ore
L’ex premier italiano traccia la rotta per riportare il vecchio continente ad essere competitivo a livello globale, a partire dal settore automotive sempre più in affanno
L’allarme è arrivato direttamente Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea e ex Presidente del Consiglio dei ministri in Italia, con un rapporto che mette in evidenza tutte le criticità dell’industria del vecchio continente nella sfida con Cina e Stati Uniti. Il tema chiave è la neutralità tecnologica, in particolar modo quando si parla di automotive.
Anche dal comparto aftermarket arriva un grido di allarme per tutelare l’intero settore, con la neutralità tecnologica che si conferma elemento cardine per una transizione energetica che sia sostenibile sul fronte ambientale e industriale.
“L’elettrico a batteria non è l’unico sistema: dobbiamo approfondire le problematiche della transizione energetica con maggior prospettiva e realismo, con un approccio di neutralità tecnologica” dice Mauro Severi, Presidente AICA (Associazione Italiana Costruttori Autoattrezzature). “Bisogna rivedere l’architettura delle politiche per la transizione energetica. Come ben noto le multe e i divieti dell’Unione Europea hanno prodotto seri danni a tutta la filiera dell’auto continentale, inclusi i produttori di componentistica e quelli di autoattrezzature. La Motor-Valley, le nostre aziende del comparto possono fare ancora tanto e collaborare a questo lavoro nella costruzione di un futuro più sostenibile”.
Una visione che si ritrova anche nelle proposte contenute nel piano Draghi, dove temi come la revisione del piano Fit for 55 (ovvero lo stop ai veicoli termici dal 2035, data imposta dalla UE ma che si scontra con un mercato elettrico dai numeri omeopatici in Italia e anche in Europa), progetti comuni e maggiore standardizzazione porterebbero ad una vera e propria boccata d’ossigeno per l’intero comparto.
Approccio pragmatico e revisione del piano Fit for 55
Approccio neutrale, proposte compatibili con il mercato e informazioni precise su cosa accadrà in futuro a partire dai nuovi standard richiesti nel 2025. Una delle proposte più importanti del piano Draghi è quella legata all’approccio tecnologico neutrale nella revisione del piano Fit for 55. Data la rapida evoluzione del settore automobilistico e della legislazione correlata, è importante garantire la trasparenza dei programmi politici, incluso il calendario delle prossime proposte legislative e consultazioni. La revisione dovrebbe anche contenere una valutazione di impatto aggiornata, degli obiettivi di riduzione delle emissioni a lungo termine dell’UE, e della situazione reale. Si prevede che i veicoli in circolazione in Europa nel 2040 vedranno circa il 45% di auto termiche e ibride. Importante fare chiarezza sulla metodologia per i carburanti alternativi, ancora mancante, e su nuovi parametri di analisi. Entro il 2025, infatti, la Commissione presenterà̀ una metodologia per la valutazione del ciclo di vita delle emissioni di gas serra per i veicoli leggeri.
Progetti comuni per software e guida autonoma
Tra le proposte di Draghi spiccano i progetti europei comuni nelle aree innovative: sviluppo software e tecnologia legate alla guida autonoma. I progetti di comune interesse europeo (IPCEI) sono uno strumento di aiuti di Stato, incentrato su attività di ricerca, sviluppo e innovazione (RD&I) transfrontaliere ambiziose e sulle prime attività di distribuzione industriale (FID). Gli Stati membri mettono in comune le risorse in settori strategici e tecnologie di comune interesse europeo, in cui il mercato da solo non fornisce risultati efficienti e molto spesso non risulta economicamente sostenibile nelle fasi iniziali. L’UE potrebbe prendere in considerazione il supporto degli IPCEI nel settore automobilistico, in cui scala, standardizzazione e collaborazione faranno la differenza. Tre possibili esempi sono: veicoli definiti dal software e soluzioni di guida autonoma; uno sviluppo condiviso sulle tecnologie di mobilità elettrica, dove la cooperazione può consentire riduzione dei costi ed economie di scala.
Competizione con Cina e USA
Denominatore comune delle proposte di Draghi è l’attenzione alla sfida globale, in particolar modo con Stati Uniti e Cina. Nonostante le eccellenze e l’integrazione delle filiere produttive europee, l’industria automobilistica dell’UE sta perdendo competitività a livello globale, soprattutto rispetto alla Cina, che sta avanzando rapidamente nella produzione di e-car elettrici e tecnologie correlate. Le politiche industriali cinesi e americane, come l’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti, stanno creando un ambiente favorevole per la crescita dei settori legati agli EV, mettendo ulteriormente pressione sulle case europee. La capacità della Cina di produrre su larga scala e di innovare rapidamente, sta mettendo sotto pressione i costruttori UE, penalizzati da alti costi energetici e normative ambientali più severe.
Standard di nuova generazione
L’automotive trarrebbe benefici adottando standard comuni, grazie ad una collaborazione tra tutti i player, come già avviene in Cina. Fra gli standard da definire spiccano protocolli di ricarica (che includono punti di ricarica, prese e porte), funzionalità di comunicazione (tra cui veicolo-punto di ricarica con ricarica bidirezionale) e il protocollo punto di ricarica-sistema di gestione. Sul fronte dell’economia circolare spicca il riciclo mentre sul lato delle tecnologie IT ci sono lo sviluppo di sistemi di sicurezza formati per il data file, linguaggi di programmazione software standardizzati e protocolli di scambio dati. Inoltre, è importante allineare le normative internazionali anche con quelle extra UE, in particolare per quanto riguarda la standardizzazione di parametri tecnici, la valutazione del ciclo di vita dei veicoli.
Il rapporto Draghi punta il dito sul fatto che nella UE non è stata raggiunta una piena armonizzazione dei processi di omologazione e di ottenimento dell’omologazione per i veicoli.
Anche dal comparto aftermarket arriva un grido di allarme per tutelare l’intero settore, con la neutralità tecnologica che si conferma elemento cardine per una transizione energetica che sia sostenibile sul fronte ambientale e industriale.
“L’elettrico a batteria non è l’unico sistema: dobbiamo approfondire le problematiche della transizione energetica con maggior prospettiva e realismo, con un approccio di neutralità tecnologica” dice Mauro Severi, Presidente AICA (Associazione Italiana Costruttori Autoattrezzature). “Bisogna rivedere l’architettura delle politiche per la transizione energetica. Come ben noto le multe e i divieti dell’Unione Europea hanno prodotto seri danni a tutta la filiera dell’auto continentale, inclusi i produttori di componentistica e quelli di autoattrezzature. La Motor-Valley, le nostre aziende del comparto possono fare ancora tanto e collaborare a questo lavoro nella costruzione di un futuro più sostenibile”.
Una visione che si ritrova anche nelle proposte contenute nel piano Draghi, dove temi come la revisione del piano Fit for 55 (ovvero lo stop ai veicoli termici dal 2035, data imposta dalla UE ma che si scontra con un mercato elettrico dai numeri omeopatici in Italia e anche in Europa), progetti comuni e maggiore standardizzazione porterebbero ad una vera e propria boccata d’ossigeno per l’intero comparto.
Approccio pragmatico e revisione del piano Fit for 55
Approccio neutrale, proposte compatibili con il mercato e informazioni precise su cosa accadrà in futuro a partire dai nuovi standard richiesti nel 2025. Una delle proposte più importanti del piano Draghi è quella legata all’approccio tecnologico neutrale nella revisione del piano Fit for 55. Data la rapida evoluzione del settore automobilistico e della legislazione correlata, è importante garantire la trasparenza dei programmi politici, incluso il calendario delle prossime proposte legislative e consultazioni. La revisione dovrebbe anche contenere una valutazione di impatto aggiornata, degli obiettivi di riduzione delle emissioni a lungo termine dell’UE, e della situazione reale. Si prevede che i veicoli in circolazione in Europa nel 2040 vedranno circa il 45% di auto termiche e ibride. Importante fare chiarezza sulla metodologia per i carburanti alternativi, ancora mancante, e su nuovi parametri di analisi. Entro il 2025, infatti, la Commissione presenterà̀ una metodologia per la valutazione del ciclo di vita delle emissioni di gas serra per i veicoli leggeri.
Progetti comuni per software e guida autonoma
Tra le proposte di Draghi spiccano i progetti europei comuni nelle aree innovative: sviluppo software e tecnologia legate alla guida autonoma. I progetti di comune interesse europeo (IPCEI) sono uno strumento di aiuti di Stato, incentrato su attività di ricerca, sviluppo e innovazione (RD&I) transfrontaliere ambiziose e sulle prime attività di distribuzione industriale (FID). Gli Stati membri mettono in comune le risorse in settori strategici e tecnologie di comune interesse europeo, in cui il mercato da solo non fornisce risultati efficienti e molto spesso non risulta economicamente sostenibile nelle fasi iniziali. L’UE potrebbe prendere in considerazione il supporto degli IPCEI nel settore automobilistico, in cui scala, standardizzazione e collaborazione faranno la differenza. Tre possibili esempi sono: veicoli definiti dal software e soluzioni di guida autonoma; uno sviluppo condiviso sulle tecnologie di mobilità elettrica, dove la cooperazione può consentire riduzione dei costi ed economie di scala.
Competizione con Cina e USA
Denominatore comune delle proposte di Draghi è l’attenzione alla sfida globale, in particolar modo con Stati Uniti e Cina. Nonostante le eccellenze e l’integrazione delle filiere produttive europee, l’industria automobilistica dell’UE sta perdendo competitività a livello globale, soprattutto rispetto alla Cina, che sta avanzando rapidamente nella produzione di e-car elettrici e tecnologie correlate. Le politiche industriali cinesi e americane, come l’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti, stanno creando un ambiente favorevole per la crescita dei settori legati agli EV, mettendo ulteriormente pressione sulle case europee. La capacità della Cina di produrre su larga scala e di innovare rapidamente, sta mettendo sotto pressione i costruttori UE, penalizzati da alti costi energetici e normative ambientali più severe.
Standard di nuova generazione
L’automotive trarrebbe benefici adottando standard comuni, grazie ad una collaborazione tra tutti i player, come già avviene in Cina. Fra gli standard da definire spiccano protocolli di ricarica (che includono punti di ricarica, prese e porte), funzionalità di comunicazione (tra cui veicolo-punto di ricarica con ricarica bidirezionale) e il protocollo punto di ricarica-sistema di gestione. Sul fronte dell’economia circolare spicca il riciclo mentre sul lato delle tecnologie IT ci sono lo sviluppo di sistemi di sicurezza formati per il data file, linguaggi di programmazione software standardizzati e protocolli di scambio dati. Inoltre, è importante allineare le normative internazionali anche con quelle extra UE, in particolare per quanto riguarda la standardizzazione di parametri tecnici, la valutazione del ciclo di vita dei veicoli.
Il rapporto Draghi punta il dito sul fatto che nella UE non è stata raggiunta una piena armonizzazione dei processi di omologazione e di ottenimento dell’omologazione per i veicoli.