ll Manifesto 2019 AFCAR per la libertà nell’autoriparazione
Massimo Brunamonti
Proseguono i lavori della Commissione Europea sull’accesso ai dati, su cui si confrontano costruttori auto ed autoriparatori
I lavori della Commissione relativamente alla diagnosi remota, nell’ambito del Regolamento UE 2018/858 sulla omologazione delle auto, sono entrati nel vivo. Tra ottobre e dicembre sono previsti tre incontri del gruppo di lavoro della Direzione Generale Mercato Interno e Industria ai quali partecipa il gotha della diagnosi e telematica automotive europeo. L’argomento è, alla fine, sempre il solito: l’accesso ai dati dei veicoli e la sicurezza informatica, ma coniugato in uno scenario sempre più complesso come quello dell’auto connessa.
Ancora una volta si sono registrate posizioni diverse tra i vari attori, come riportato esplicitamente dalla stessa Commissione: da un lato i costruttori di auto, rappresentati da ACEA, che spingono per la soluzione Extended Vehicle, dall’altro l’intero settore dell’autoriparazione, di cui EGEA (Associazione Europea delle Attrezzature per Autofficina) è paladina nella coalizione AFCAR, unito nel richiedere accesso diretto, sicuro e non discriminatorio.
La diatriba è ancora in corso: come già annunciato, la Commissione tirerà le fila dei lavori sulla base dei quali finanzierà a inizio anno nuovo uno studio indipendente per la individuazione della soluzione, da mettere in atto entro primavera 2020.
Il momento è topico; le decisioni che verranno prese avranno conseguenze per tutto il mondo dell’autoriparazione e non solo, per anni. Per questo AFCAR, la coalizione per la libertà nell’autoriparazione, ha ritenuto opportuno pubblicare il Manifesto 2019 per la digitalizzazione aperta e competitiva per tutta l’autoriparazione. AFCAR, coalizione di praticamente tutte le associazioni dell’autoriparazione, rappresenta tutto il comparto inclusi ricambisti, autoriparatori, assicuratori, leasers, consumatori e PMI e si presenta unita nella sfida per il diritto all’autoriparazione libera nell’era dell’auto connessa.
Il Manifesto 2019 affronta la necessità di un approccio aggiornato e moderno all’economia digitale in linea con il piano ambizioso di supporto all’innovazione europea, per ottenere il quale sono necessarie leggi adeguate a garantire concorrenza nell’economia moderna.
Un aspetto fondamentale del problema, recita il Manifesto, è rappresentato dalla necessità di un accesso (remoto o no), diretto, real-time ai dati e alle funzionalità dell’auto per il quale è necessaria una legislazione specifica che permetta allo stesso tempo innovazione e concorrenza al punto da garantire che la UE rimanga all’avanguardia nella corsa all’auto connessa e autonoma.
E tale accesso, aperto e non discriminatorio, deve essere garantito a tutti, in primis agli operatori indipendenti che, insieme agli autorizzati, concorrono a costituire una rete allo stesso tempo concorrenziale e capillare di servizi. Quello che serve agli autoriparatori, indipendenti e no, è un accesso ai dati e alle funzioni del veicolo in una misura che eccede di gran lunga quello che si è avuto fino ad oggi. Per fare un esempio, alcune delle offerte che sempre più stanno prendendo piede oggi sono la diagnosi remota e la manutenzione programmata. L’auto connessa può essere diagnosticata, almeno ad un primo livello, dovunque essa sia, non necessariamente in officina. Ma una diagnosi remota guida immediatamente alla manutenzione programmata (o predittiva): se io conosco lo stato della batteria o degli pneumatici o dei freni, sono in grado di pianificarne il cambio prima di “rimanere a piedi” o di, addirittura, rischiare un incidente, prenotando la mia officina di fiducia secondo i miei impegni attraverso il mio smartphone.
Questa è la direzione verso cui tutti stanno rapidamente andando, predisponendo piattaforme informatiche capaci di supportare tutto questo. Il problema è chi è autorizzato ad accedere a tali piattaforme e quanto tali piattaforme siano adeguate. Il cosiddetto “Extended Vehicle” per esempio, proposto dai costruttori di auto, secondo AFCAR non rappresenta una soluzione perchè, al di là dell’intrinseco potenziale di discriminazione, non è adeguato a supportare tutta la diagnosi e rappresenta un investimento esorbitante rispetto a quanto offrirebbe.
AFCAR, prendendo ad esempio l’OBD e le relative regolamentazioni che hanno permesso negli anni l’esercizio dell’autoriparazione competitiva, sostiene che altri approcci sarebbero più consoni a risolvere il problema. Uno tra tutti la cosiddetta OTP, piattaforma a bordo inter-operativa di accesso standardizzato, aperta e allo stesso tempo sicura al punto potrebbe garantire protezione informatica e privacy e, allo stesso tempo, accesso a tutti.
Il Parlamento Europeo, fa notare AFCAR, ha già emesso due risoluzioni con le quali richiede alla Commissione di intraprendere azioni legislative per assicurare accesso onesto, sicuro, e neutrale ai dati del veicolo per qualsiasi terzo fornitore di prodotti e servizi per l’autoriparazione. Purtroppo però ancora oggi la situazione di mercato lascia presagire dubbi che tali condizioni possano verificarsi; c’è bisogno di un sostanziale aggiornamento della legislazione europea per garantire competitività e innovazione.
Ancora una volta si sono registrate posizioni diverse tra i vari attori, come riportato esplicitamente dalla stessa Commissione: da un lato i costruttori di auto, rappresentati da ACEA, che spingono per la soluzione Extended Vehicle, dall’altro l’intero settore dell’autoriparazione, di cui EGEA (Associazione Europea delle Attrezzature per Autofficina) è paladina nella coalizione AFCAR, unito nel richiedere accesso diretto, sicuro e non discriminatorio.
La diatriba è ancora in corso: come già annunciato, la Commissione tirerà le fila dei lavori sulla base dei quali finanzierà a inizio anno nuovo uno studio indipendente per la individuazione della soluzione, da mettere in atto entro primavera 2020.
Il momento è topico; le decisioni che verranno prese avranno conseguenze per tutto il mondo dell’autoriparazione e non solo, per anni. Per questo AFCAR, la coalizione per la libertà nell’autoriparazione, ha ritenuto opportuno pubblicare il Manifesto 2019 per la digitalizzazione aperta e competitiva per tutta l’autoriparazione. AFCAR, coalizione di praticamente tutte le associazioni dell’autoriparazione, rappresenta tutto il comparto inclusi ricambisti, autoriparatori, assicuratori, leasers, consumatori e PMI e si presenta unita nella sfida per il diritto all’autoriparazione libera nell’era dell’auto connessa.
Il Manifesto 2019 affronta la necessità di un approccio aggiornato e moderno all’economia digitale in linea con il piano ambizioso di supporto all’innovazione europea, per ottenere il quale sono necessarie leggi adeguate a garantire concorrenza nell’economia moderna.
Un aspetto fondamentale del problema, recita il Manifesto, è rappresentato dalla necessità di un accesso (remoto o no), diretto, real-time ai dati e alle funzionalità dell’auto per il quale è necessaria una legislazione specifica che permetta allo stesso tempo innovazione e concorrenza al punto da garantire che la UE rimanga all’avanguardia nella corsa all’auto connessa e autonoma.
E tale accesso, aperto e non discriminatorio, deve essere garantito a tutti, in primis agli operatori indipendenti che, insieme agli autorizzati, concorrono a costituire una rete allo stesso tempo concorrenziale e capillare di servizi. Quello che serve agli autoriparatori, indipendenti e no, è un accesso ai dati e alle funzioni del veicolo in una misura che eccede di gran lunga quello che si è avuto fino ad oggi. Per fare un esempio, alcune delle offerte che sempre più stanno prendendo piede oggi sono la diagnosi remota e la manutenzione programmata. L’auto connessa può essere diagnosticata, almeno ad un primo livello, dovunque essa sia, non necessariamente in officina. Ma una diagnosi remota guida immediatamente alla manutenzione programmata (o predittiva): se io conosco lo stato della batteria o degli pneumatici o dei freni, sono in grado di pianificarne il cambio prima di “rimanere a piedi” o di, addirittura, rischiare un incidente, prenotando la mia officina di fiducia secondo i miei impegni attraverso il mio smartphone.
Questa è la direzione verso cui tutti stanno rapidamente andando, predisponendo piattaforme informatiche capaci di supportare tutto questo. Il problema è chi è autorizzato ad accedere a tali piattaforme e quanto tali piattaforme siano adeguate. Il cosiddetto “Extended Vehicle” per esempio, proposto dai costruttori di auto, secondo AFCAR non rappresenta una soluzione perchè, al di là dell’intrinseco potenziale di discriminazione, non è adeguato a supportare tutta la diagnosi e rappresenta un investimento esorbitante rispetto a quanto offrirebbe.
AFCAR, prendendo ad esempio l’OBD e le relative regolamentazioni che hanno permesso negli anni l’esercizio dell’autoriparazione competitiva, sostiene che altri approcci sarebbero più consoni a risolvere il problema. Uno tra tutti la cosiddetta OTP, piattaforma a bordo inter-operativa di accesso standardizzato, aperta e allo stesso tempo sicura al punto potrebbe garantire protezione informatica e privacy e, allo stesso tempo, accesso a tutti.
Il Parlamento Europeo, fa notare AFCAR, ha già emesso due risoluzioni con le quali richiede alla Commissione di intraprendere azioni legislative per assicurare accesso onesto, sicuro, e neutrale ai dati del veicolo per qualsiasi terzo fornitore di prodotti e servizi per l’autoriparazione. Purtroppo però ancora oggi la situazione di mercato lascia presagire dubbi che tali condizioni possano verificarsi; c’è bisogno di un sostanziale aggiornamento della legislazione europea per garantire competitività e innovazione.
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