Coronavirus, il COViD-19 blocca l’automobile
Simonluca Pini – Contributor Editor de Il Sole 24 Ore
Stop della produzione di automobili in Cina, calo delle vendite oltre il 90% e impianti fermi in Europa a causa del virus partito da Wuhan
Il mondo dell’auto ricorderà per molti anni l’epidemia di Coronavirus, nata in Cina e arrivata anche in Italia. Il motivo è legato alla zona di nascita del COVID-19, abbreviazione di Coronavirus disease 19, con il cuore del contagio della regione dell’Hubei e nella metropoli di Wuhan. Conosciuta come la Detroit della Cina, è la capitale dell’auto cinese e nella sua provincia sono impiegati centinaia di migliaia di dipendenti che lavorano nell’automotive. Se inizialmente il rallentamento della produzione di veicoli e componenti era stata lieve, grazie alle chiusure previste per il Capodanno cinese, ora la situazione sta cambiando rapidamente con conseguenze a livello globale visto la messa in quarantena dell’intera zona e la richiesta del governo di mantenere chiusi fabbriche e uffici fino all'11 marzo.
La provincia dell’Hubei vale da sola il 9% della produzione locale, ovvero circa 2,16 milioni di veicoli/anno, e Wuhan è la sede della Dongfeng Motor Corporation di proprietà del governo cinese. Oltre che con il marchio Dongfeng, il gruppo costruisce veicoli con i brand Venucia e Aeolus e - attraverso una serie di joint venture - costruisce vetture Honda, Nissan, Infiniti, Peugeot, Citroen, Renault, Kia e Yulon. oltre che propulsori Cummins e ponti Dana. Nell'area lavora con un maxi impianto anche Saic che tramite la partnership con General Motors, produce modelli Cadillac, Buick e Chevrolet. I numeri di vendita di febbraio confermano la profonda preoccupazione dell’interno comparto. Come riportato dai dati diffusi da Cpca (China Passenger Car Association) le immatricolazioni sono calate del 92% passando da 59.939 del 2019 alle attuali 4.909. A questo si aggiunge la frenata a livello globale. Infatti, la Cina ha aumentato sensibilmente le esportazioni di vetture prodotte a livello nazionale negli ultimi anni; tra il 2013 e il 2018, l’export è cresciuto di quasi il 32%, passando in cinque anni da 46 a 60,6 miliardi di dollari di fatturato e una volta terminata l’epidemia i numeri sono destinati a calare drasticamente.
Se il blocco della produzione di auto in Cina potrebbe sembrare “lontano” dall’economia europea – nonostante gruppi come Volkswagen abbiamo 23 impianti che rappresentano il 40% del suo impegno globale - il problema principale arriva dalla fornitura di componentistica. Come riportato dalla Cnn, il paese asiatico è il primo fornitore di componenti per impianti automobilistici a livello globale. Nel 2018 dalla Cina è stato esportato materiale legato al comparto automotive per un valore superiore ai 30 miliardi di euro. I primi effetti si sono già fatti sentire, con impianti chiusi in Europa per mancanza di ricambi prodotti ovviamente nello stato asiatico. Oltre a essere la capitale dell’auto, con una popolazione di oltre 11 milioni di abitanti, Wuhan è al centro dei trasporti cinesi, rappresentando il più grande punto di snodo dell’entroterra con un passaggio di merci pronte a essere spedite in tutto il mondo. L’epidemia di Coronavirus ha avuto conseguenze anche su eventi legati al mondo dell’auto, con l’annullamento dell’Auto China 2020 in programma a Pechino dal 21 al 30 aprile e rinviato a data da destinarsi.
La provincia dell’Hubei vale da sola il 9% della produzione locale, ovvero circa 2,16 milioni di veicoli/anno, e Wuhan è la sede della Dongfeng Motor Corporation di proprietà del governo cinese. Oltre che con il marchio Dongfeng, il gruppo costruisce veicoli con i brand Venucia e Aeolus e - attraverso una serie di joint venture - costruisce vetture Honda, Nissan, Infiniti, Peugeot, Citroen, Renault, Kia e Yulon. oltre che propulsori Cummins e ponti Dana. Nell'area lavora con un maxi impianto anche Saic che tramite la partnership con General Motors, produce modelli Cadillac, Buick e Chevrolet. I numeri di vendita di febbraio confermano la profonda preoccupazione dell’interno comparto. Come riportato dai dati diffusi da Cpca (China Passenger Car Association) le immatricolazioni sono calate del 92% passando da 59.939 del 2019 alle attuali 4.909. A questo si aggiunge la frenata a livello globale. Infatti, la Cina ha aumentato sensibilmente le esportazioni di vetture prodotte a livello nazionale negli ultimi anni; tra il 2013 e il 2018, l’export è cresciuto di quasi il 32%, passando in cinque anni da 46 a 60,6 miliardi di dollari di fatturato e una volta terminata l’epidemia i numeri sono destinati a calare drasticamente.
Se il blocco della produzione di auto in Cina potrebbe sembrare “lontano” dall’economia europea – nonostante gruppi come Volkswagen abbiamo 23 impianti che rappresentano il 40% del suo impegno globale - il problema principale arriva dalla fornitura di componentistica. Come riportato dalla Cnn, il paese asiatico è il primo fornitore di componenti per impianti automobilistici a livello globale. Nel 2018 dalla Cina è stato esportato materiale legato al comparto automotive per un valore superiore ai 30 miliardi di euro. I primi effetti si sono già fatti sentire, con impianti chiusi in Europa per mancanza di ricambi prodotti ovviamente nello stato asiatico. Oltre a essere la capitale dell’auto, con una popolazione di oltre 11 milioni di abitanti, Wuhan è al centro dei trasporti cinesi, rappresentando il più grande punto di snodo dell’entroterra con un passaggio di merci pronte a essere spedite in tutto il mondo. L’epidemia di Coronavirus ha avuto conseguenze anche su eventi legati al mondo dell’auto, con l’annullamento dell’Auto China 2020 in programma a Pechino dal 21 al 30 aprile e rinviato a data da destinarsi.