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Aprile 2019

Penumatici ricostruiti, vendite a +2,1% grazie all’effetto dazi antidumping

Carlo Ferro

È quanto emerge dai dati dell'Osservatorio sulla mobilità sostenibile di Airp sulla base di informazioni Etrma
Dopo anni di calo costante il mercato europeo dei pneumatici ricostruiti vede finalmente il tanto atteso rimbalzo, grazie ai dazi antidumping introdotti dalla Commissione europea sui pneumatici autocarro di produzione cinese. Nel 2018 le vendite di pneumatici ricostruiti nell’Unione europea sono state 4,54 milioni, con una crescita del 2,1% rispetto al 2017: questi i dati che emergono da un’elaborazione dell’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) sulla base di informazioni ETRMA (l’associazione europea dei produttori di pneumatici e articoli in gomma). Dal 2012 al 2017 il mercato europeo del ricostruito ha fatto registrare una forte contrazione delle vendite, con cali ininterrotti e, in alcuni casi, piuttosto marcati (-5,7% nel 2015 e -6,5% nel 2016). Questo fenomeno è stato determinato in particolare dalla crescente concorrenza sul mercato di pneumatici nuovi a basso costo e di qualità talmente bassa da non poter essere sottoposti a ricostruzione. Ancora più forti sono stati gli effetti del dumping sul mercato italiano, che negli anni dal 2007 al 2017 ha perso la metà dei volumi di vendita di pneumatici autocarro ricostruiti.

Secondo Airp, il fattore che ha inciso in positivo sull’aumento delle vendite nel 2018 è stato proprio l’introduzione da parte dell’Unione Europea dei dazi sulle importazioni di pneumatici nuovi e ricostruiti per autobus o autocarri provenienti dalla Cina. Introdotti in via provvisoria lo scorso maggio e confermati in via definitiva lo scorso ottobre con il Regolamento di esecuzione 2018/1579, i dazi sono stati istituiti per contrastare pratiche di dumping in relazione alle importazioni di pneumatici dalla Cina. Un’inchiesta approfondita avviata dalla Commissione europea l’11 agosto 2017, infatti, ha riportato elementi di prova sufficienti sull’esistenza di tali pratiche di dumping e di sovvenzioni statali verso i produttori. Dall’inchiesta, che ha preso in considerazione il triennio 2014-2016, era emersa una massiccia importazione di pneumatici dalla Cina con sottoquotazioni fino al 31% rispetto al valore di mercato, e anche l’effetto diretto sul calo delle quote di mercato e di redditività detenute dai produttori e dai ricostruttori di pneumatici all’interno dell’Unione Europea.

L’istituzione dei dazi, commenta Airp, ha rappresentato senz’altro la grande novità del 2018 per tutti gli operatori nel settore dei pneumatici, in particolare per la categoria dei ricostruttori che negli ultimi anni ha sofferto più di tutti le conseguenze del dumping: “L’impatto dei dazi è stato indubbiamente rapido e positivo – commenta il presidente di AIRP; Stefano Carloni (nella foto) –. Già nei mesi successivi all’introduzione dei dazi provvisori si sono visti i primi segnali di risveglio del mercato, per esempio le carcasse ricostruibili hanno subito visto un aumento della domanda e del loro valore. Successivamente abbiamo visto che anche le vendite hanno seguito questa tendenza positiva, e oggi molti ricostruttori vivono finalmente una ripresa della produzione. Possiamo dire che l’introduzione dei dazi, ripristinando un’equa concorrenza e di condizioni di parità sul mercato, ha prodotto l’inversione di tendenza che speravamo”. Non per questo, però, i ricostruttori cesseranno il loro impegno per promuovere l’economia circolare: “Adesso è il momento di lavorare per incoraggiare l’intera industria ad abbracciare un modello di sviluppo circolare, come ci impongono le direttive europee sulla Circular Economy. Nell’ambito specifico della ricostruzione, inoltre, riteniamo che sarà necessario dare una più solida struttura di mercato al settore arrivando a realizzare un sistema di certificazione delle carcasse. È un elemento che a oggi manca, ma che riteniamo potrebbe dare un solido fondamento al futuro della ricostruzione, stimolando anche la competitività del prodotto nuovo”, conclude Carloni.





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