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Gennaio 2019

Manovra 2019, novità e riconferme delle misure a sostegno delle imprese

Matteo Prioschi - giornalista de Il Sole 24 Ore

Rifinanziata la “nuova Sabatini” e rimodulato l’iperammortamento. Sparisce il superammortamento del 130% per l’acquisto o il leasing.
Rifinanziamento della “nuova Sabatini”, rimodulazione dell’iperammortamento, addio al superammortamento. Per effetto della legge di bilancio 2019, le misure a sostegno degli investimenti delle imprese a disposizione quest’anno registrano conferme e novità.
 
Una notizia positiva è il rifinanziamento della nuova Sabatini con 48 milioni di euro quest’anno che diventeranno 96 all’anno nel periodo 2020-2023 per poi tornare a 48 nel 2024.  L’iniezione di nuovi fondi era necessaria perché nello scorso mese di dicembre è stato esaurito il plafond disponibile con conseguente blocco della presentazione delle richieste di finanziamento. Da quando è stato attivato, questo aiuto, utilizzato dalle piccole e micro imprese, ha distribuito contributi per oltre 1,2 miliardi di euro, corrispondenti a oltre 15 miliardi di investimenti finanziati.
 
L’agevolazione consiste in un contributo per l’acquisto o leasing di macchinari, impianti e beni strumentali a uso produttivo, ma anche software e tecnologie digitali. L’aiuto prevede la concessione di un finanziamento di durata non superiore a 5 anni e di importo compreso tra 20mila e 2 milioni di euro a fronte del quale il Ministero dello sviluppo economico riconosce un contributo pari agli interessi calcolati con un tasso del 2,75 per cento. Anche quest’anno è stata confermato che il 30% dei fondi disponibili deve essere destinato a investimenti in tecnologie di Industria 4.0, per i quali il tasso di interesse con cui viene determinato l’aiuto sale al 3,575 per cento.
 
Nel 2019 esce di scena il superammortamento del 130% per l’acquisto o il leasing di beni strumentali. Tuttavia, c’è una coda di questa agevolazione per le operazioni che si concludono entro il prossimo giugno ma il cui ordine di acquisto è stato accettato dal fornitore entro il 31 dicembre scorso ed è stato versato un acconto di almeno il 20% del costo complessivo. Resta, invece, il superammortamento del 40% sui beni immateriali strumentali legati a Industria 4.0 con relativo iperammortamento.
 
Quest’ultimo per il 2019-2020 è stato rimodulato. Invece di una maggiorazione fissa del 150%, il bonus varia in relazione al valore dell’investimento. L’incremento è del 170% per importi fino a 2,5 milioni di euro; del 100% per importi oltre 2,5 milioni e fino a 10 milioni di euro; del 50% oltre 10 milioni e fino a 20. Oltre quest’ultima soglia non ci sono maggiorazioni. In attesa di istruzioni operative, la maggiorazione sembra doversi applicare per fasce e cioè, per esempio, se l’acquisto dei beni vale 8 milioni di euro, viene riconosciuta una maggiorazione del 170% sui primi 2,5 milioni e del 100% sui restanti 5,5 milioni. Prorogato e modificato anche il termine entro cui effettuare l’investimento. La data di scadenza principale è il 31 dicembre 2019, ma si può concludere l’operazione entro la fine del 2020 se entro quest’anno l’ordine è accettato e viene versato un acconto di almeno il 20% (in pratica la finestra aggiuntiva che finora è stata di 6 mesi diventa di un anno).
 
Proprio per effetto di quest’ultimo meccanismo, quest’anno è ancora possibile utilizzare le regole del 2018 (quindi con maggiorazione del 150%) per quelle operazioni avviate lo scorso anno con la conferma dell’ordine e il pagamento dell’acconto, a patto che poi il saldo venga versato entro il 30 giugno 2019 oppure per le operazioni interamente concluse nel 2018 ma rispetto alle quali l’interconnessione dei macchinari viene fatta quest’anno.
 
Sempre in tema di Industria 4.0 viene rimodulato il credito di imposta relativo alle spese sostenute per la formazione dei lavoratori. Le piccole imprese (secondo la normativa europea sono quelle con meno di 50 addetti e un fatturato o un bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro) possono portare a detrazione fino al 50% delle spese con un massimo di 300mila euro. Stesso limite per le medie aziende, ma con aliquota del 40% degli importi spesi (le medie hanno meno di 250 addetti e un fatturato non oltre 50 milioni di euro o un bilancio non superiore a 43 milioni). Invece per le grandi imprese il credito è pari al 30% delle spese ammissibili e con un tetto di 200mila euro.
 
Infine, è rivisto il credito d’imposta per ricerca e sviluppo: in via generale la quota agevolata passa dal 50 al 25% e diventa più rigoroso il sistema di rendicontazione delle spese sostenute. L’importo minimo degli investimenti effettuati resta fermo a 30mila, mentre il massimo scende da 20 a 10 milioni. Il credito viene riconosciuto sulle spese incrementali sostenute per ricerca e sviluppo rispetto alla media degli anni 2012-2014. A differenza del passato, l’aliquota del 50% si applica solo alle attività svolte dentro l’impresa, tra cui i costi del personale subordinato direttamente impiegato nell’attività di ricerca, oppure ad attività esterne solo se commissionate a università, enti e organismi di ricerca, startup e pmi innovative. Negli altri casi si può portare a credito solo il 25% degli oneri sostenuti. Quanto alla rendicontazione, è necessario avere una certificazione redatta da un revisore o da una società di revisione legale dei conti (anche nel caso in cui l’azienda non vi sia tenuta in via generale per legge). Inoltre, occorre redigere una relazione tecnica con finalità, contenuti e risultati delle attività svolte.



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