Certificato elettronico per accesso Obd, ecco come garantire sicurezza e concorrenza nell’autoriparazione
di Massimo Brunamonti
Egea e Afcar hanno sollevato la necessità che venga definito un processo di accesso continuo ai dati a bordo veicolo armonizzato con regole comuni tra tutti i costruttori e nel pieno rispetto della privacy, della sicurezza e della non manomissione.
Il copione purtroppo ormai lo conosciamo: i costruttori di auto tendono sempre di più a restringere l’accesso alla porta diagnostica ai soli loro organizzati che utilizzino strumentazione proprietaria, a dispetto di quanto sancito, anche se non normato, da provvedimenti quali la nuova Ber o il regolamento Euro 5/6. Il meccanismo è quello di bloccare il collegamento all’interfaccia Obd a meno di non disporre di un certificato elettronico di accesso, ottenibile solo attraverso il server del costruttore, il quale si riserva di concederlo a meno a sua discrezione. Egea e Afcar sottolineano il contrasto di tale pratica con lo spirito della legislazione vigente, non per quanto riguarda il certificato elettronico in sé, ma per come esso viene implementato e gestito.
Un certificato elettronico che regolamenti l’accesso in modo da garantire privacy, sicurezza e non manomissione è addirittura auspicabile; tale certificato però deve essere ottenibile da tutti gli operatori qualificati e armonizzato tra tutti i costruttori in modo tale da evitare una prevedibile proliferazione di regole e formati di accesso tale da mettere alla fine fuori giuoco gli autoriparatori indipendenti limitando così di fatto la libera concorrenza. A tale scopo Egea insieme con Afcar ha sollevato la necessità che venga definito un processo standardizzato di ottenimento del certificato elettronico che permetta accesso continuo ai dati a bordo veicolo mediante tester Obd multi-marca conformi anche se non proprietari. Egea e Afcar sottolineano che la pratica protettiva messa in atto da alcuni costruttori è in aperto contrasto anche con quanto prevede il nuovo regolamento di approvazione di tipo per le auto, in emissione a metà 2018. Egea e Afcar auspicano un certificato elettronico standard che garantisca privacy, sicurezza e non manomissione, ma che allo stesso tempo sia armonizzato tra tutti i costruttori con regole e formato di accesso comuni per tutti.
La Commissione Europea ci sta lavorando sopra e, nel corso del recente meeting del gruppo di lavoro veicoli a motore, ha presentato agli stati membri la sua bozza di programma. I punti salienti della bozza sono il riferimento allo standard Iso 18541 per lo scambio d’informazioni e la menzione del Sermi (sistema di accesso per la duplicazione di chiavi) come forum di regolamentazione e verifica dei criteri comuni di accesso per tutti, organizzati e indipendenti. Il programma della Commissione è previsto venga inserito in un apposito decreto delegato previsto per giugno. Ancora di più sta facendo i Parlamento Europeo che lo scorso 20 febbraio ha sancito che la Commissione elabori entro l’anno un’adeguata cornice legislativa per la quale sia possibile l’accesso ai dati tecnici in modo competitivo, non ristretto e non discriminatorio per tutto il comparto della mobilità come contributo alla modernizzazione di infrastrutture, trasporto pubblico e servizi, a protezione dei diritti del consumatore. Egea, e il suo membro italiano Aica, esprimono la loro soddisfazione per questa iniziativa parlamentare e auspicano che essa abbia esito positivo nei tempi previsti.
Un certificato elettronico che regolamenti l’accesso in modo da garantire privacy, sicurezza e non manomissione è addirittura auspicabile; tale certificato però deve essere ottenibile da tutti gli operatori qualificati e armonizzato tra tutti i costruttori in modo tale da evitare una prevedibile proliferazione di regole e formati di accesso tale da mettere alla fine fuori giuoco gli autoriparatori indipendenti limitando così di fatto la libera concorrenza. A tale scopo Egea insieme con Afcar ha sollevato la necessità che venga definito un processo standardizzato di ottenimento del certificato elettronico che permetta accesso continuo ai dati a bordo veicolo mediante tester Obd multi-marca conformi anche se non proprietari. Egea e Afcar sottolineano che la pratica protettiva messa in atto da alcuni costruttori è in aperto contrasto anche con quanto prevede il nuovo regolamento di approvazione di tipo per le auto, in emissione a metà 2018. Egea e Afcar auspicano un certificato elettronico standard che garantisca privacy, sicurezza e non manomissione, ma che allo stesso tempo sia armonizzato tra tutti i costruttori con regole e formato di accesso comuni per tutti.
La Commissione Europea ci sta lavorando sopra e, nel corso del recente meeting del gruppo di lavoro veicoli a motore, ha presentato agli stati membri la sua bozza di programma. I punti salienti della bozza sono il riferimento allo standard Iso 18541 per lo scambio d’informazioni e la menzione del Sermi (sistema di accesso per la duplicazione di chiavi) come forum di regolamentazione e verifica dei criteri comuni di accesso per tutti, organizzati e indipendenti. Il programma della Commissione è previsto venga inserito in un apposito decreto delegato previsto per giugno. Ancora di più sta facendo i Parlamento Europeo che lo scorso 20 febbraio ha sancito che la Commissione elabori entro l’anno un’adeguata cornice legislativa per la quale sia possibile l’accesso ai dati tecnici in modo competitivo, non ristretto e non discriminatorio per tutto il comparto della mobilità come contributo alla modernizzazione di infrastrutture, trasporto pubblico e servizi, a protezione dei diritti del consumatore. Egea, e il suo membro italiano Aica, esprimono la loro soddisfazione per questa iniziativa parlamentare e auspicano che essa abbia esito positivo nei tempi previsti.