L’avanzata delle Full Hybrid, il vantaggio sta anche nella manutenzione
di Paolo Ferrini
Sono diversi i sistemi di propulsione ibrida, e diversamente da quanto si prevedeva qualche anno fa, le vetture ibride plug-in stanno cedendo il passo alle Full Hybrid, che si stanno affermando sul mercato, nonostante alcune diffidenze. Ma in termini di manutenzione e riparazione i nuovi motori sono più economici ed efficienti.
Si fa presto a parlare di veicoli ibridi. Ci sono infatti diversi tipi di sistemi di propulsione ibrida. Senza qui allargare il discorso ad alternative termiche diverse da quella a benzina, che è la più diffusa tra le automobili attualmente in circolazione, al momento sembrano imporsi sul mercato le vetture Full Hybrid nelle quali cioè il motore elettrico è in grado di far muovere il veicolo, prescindendo dall'autonomia delle batterie. I veicoli Full Hybrid possono quindi spostarsi con una sola delle due motorizzazioni (termica o elettrica) oppure con entrambe. Il funzionamento esclusivamente elettrico richiede ovviamente la disponibilità di un pacchetto di batteria ad alta capacità, mentre quello con la doppia motorizzazione comporta la presenza di un costoso e complesso sistema in grado di garantire una fluida ripartizione dei flussi di potenza verso le ruote.
Capostipite e antesignana di queste automobili è ovviamente la prima generazione di Toyota Prius che, oltre aver favorito la progressiva ”ibridazione” dell’intera gamma Lexus, ha portato sulla strada dell’ibrido molte grandi marche come Audi, BMW, Cadillac, Ford, Peugeot, Porsche, Range Rover, Volkswagen.
Allo stato attuale delle cose il prossimo futuro delle automobili pare dunque appartenere proprio alle Full Hybrid visto che perfino le ibride plug-in (ricaricabili cioè oltre che in movimento, anche attraverso colonnine oppure prese di corrente) che fino a pochi anni sembravano rappresentare il futuro delle ibride sono state messe in “stand-by”. «Siamo ancora in una prima fase, non profittevole. Attualmente la domanda di ibride plug-in è minima, anche se potrebbe essere più alta nel segmento premium» spiegano in Toyota dove hanno senz’altro il polso della situazione, visto che circa un terzo delle loro vendite in Europa è rappresentato proprio da auto ibride. Un trend che sembra peraltro in linea con l’obiettivo che il gruppo giapponese si è dato per il 2020: vendere la metà delle Toyota e delle Lexus in versione ibrida.
Nel frattempo però tutti i costruttori di automobili ibride devono confrontarsi con la naturale diffidenza iniziale del pubblico verso un prodotto che non è solo più costoso di quelli tradizionali, ma che proprio perché innovativo lascia aperta la porta a più o meno legittime perplessità sui suoi reali costi di gestione e sulla sua affidabilità. Niente di più sbagliato.
A proposito dei primi, gli esperti del settore sostengono addirittura che la gestione di un’auto ibrida – priva com’è di componenti come frizione, motorino di avviamento, alternatore e cinghie dei servizi – potrebbe essere addirittura più economica di quella di un corrispondente veicolo convenzionale. La frenata rigenerativa dovrebbe poi allungare la vita di pneumatici, così come di dischi e pastiglie freni. Per quanto riguarda la manutenzione di un’auto ibrida è fondamentale considerare poi il fatto che il motore elettrico e tutta l’elettronica di gestione non richiedono interventi di alcun tipo da parte del proprietario.
A differenza dei modelli elettrici, su un’auto ibrida la batteria non deve essere ricaricata in quanto riceve l’energia necessaria al suo funzionamento durante la marcia della vettura. È possibile infatti ricaricare gli accumulatori usando l’energia generata dal motore a benzina e trasformare in elettricità l’energia termica (ovvero il calore generato dagli attriti) che si genera in fase di frenata e nei rallentamenti del veicolo, recuperando e riutilizzando così una parte di energia che andrebbe altrimenti dispersa.
Partendo inoltre dal presupposto che l’unità elettrica non subisce la stessa usura di un motore termico per l’assenza di parti meccaniche ad alto deterioramento, la manutenzione ordinaria su un’ibrida va eseguita quasi esclusivamente sul propulsore a benzina. Quest’ultimo peraltro, lavorando in sinergia con la controparte elettrica, è sottoposto a un impiego meno intensivo rispetto a un motore che deve lavorare da solo, per cui il minore stress subito ne allunga sensibilmente la durata e ne mantiene inalterate le prestazioni.
Venendo alle questioni economiche possiamo dire che il costo dei tagliandi di manutenzione ordinaria di un veicolo ibrido è pressoché identico a quello di un modello a benzina di categoria analoga. Alcuni costruttori però, come ad esempio Toyota (10 milioni di veicoli ibridi prodotti a tutto Gennaio 2017) approfittano della loro esperienza specifica, vanno oltre e ai propri clienti offrono programmi come Toyota Hybrid Care grazie al quale gli utenti possono fare eseguire una verifica del sistema ibrido presso i centri di assistenza autorizzati e, nel caso il controllo sia superato, possibilità di ottenere un’estensione della garanzia sulla batteria per un anno o 15.000 chilometri. Il prolungamento della copertura sugli accumulatori usati nelle auto ibride Toyota è disponibile fino al decimo anno dalla prima immatricolazione e consente di beneficiare della riparazione o della sostituzione gratuita della batteria nel caso di guasto o di malfunzionamento della stessa.
Capostipite e antesignana di queste automobili è ovviamente la prima generazione di Toyota Prius che, oltre aver favorito la progressiva ”ibridazione” dell’intera gamma Lexus, ha portato sulla strada dell’ibrido molte grandi marche come Audi, BMW, Cadillac, Ford, Peugeot, Porsche, Range Rover, Volkswagen.
Allo stato attuale delle cose il prossimo futuro delle automobili pare dunque appartenere proprio alle Full Hybrid visto che perfino le ibride plug-in (ricaricabili cioè oltre che in movimento, anche attraverso colonnine oppure prese di corrente) che fino a pochi anni sembravano rappresentare il futuro delle ibride sono state messe in “stand-by”. «Siamo ancora in una prima fase, non profittevole. Attualmente la domanda di ibride plug-in è minima, anche se potrebbe essere più alta nel segmento premium» spiegano in Toyota dove hanno senz’altro il polso della situazione, visto che circa un terzo delle loro vendite in Europa è rappresentato proprio da auto ibride. Un trend che sembra peraltro in linea con l’obiettivo che il gruppo giapponese si è dato per il 2020: vendere la metà delle Toyota e delle Lexus in versione ibrida.
Nel frattempo però tutti i costruttori di automobili ibride devono confrontarsi con la naturale diffidenza iniziale del pubblico verso un prodotto che non è solo più costoso di quelli tradizionali, ma che proprio perché innovativo lascia aperta la porta a più o meno legittime perplessità sui suoi reali costi di gestione e sulla sua affidabilità. Niente di più sbagliato.
A proposito dei primi, gli esperti del settore sostengono addirittura che la gestione di un’auto ibrida – priva com’è di componenti come frizione, motorino di avviamento, alternatore e cinghie dei servizi – potrebbe essere addirittura più economica di quella di un corrispondente veicolo convenzionale. La frenata rigenerativa dovrebbe poi allungare la vita di pneumatici, così come di dischi e pastiglie freni. Per quanto riguarda la manutenzione di un’auto ibrida è fondamentale considerare poi il fatto che il motore elettrico e tutta l’elettronica di gestione non richiedono interventi di alcun tipo da parte del proprietario.
A differenza dei modelli elettrici, su un’auto ibrida la batteria non deve essere ricaricata in quanto riceve l’energia necessaria al suo funzionamento durante la marcia della vettura. È possibile infatti ricaricare gli accumulatori usando l’energia generata dal motore a benzina e trasformare in elettricità l’energia termica (ovvero il calore generato dagli attriti) che si genera in fase di frenata e nei rallentamenti del veicolo, recuperando e riutilizzando così una parte di energia che andrebbe altrimenti dispersa.
Partendo inoltre dal presupposto che l’unità elettrica non subisce la stessa usura di un motore termico per l’assenza di parti meccaniche ad alto deterioramento, la manutenzione ordinaria su un’ibrida va eseguita quasi esclusivamente sul propulsore a benzina. Quest’ultimo peraltro, lavorando in sinergia con la controparte elettrica, è sottoposto a un impiego meno intensivo rispetto a un motore che deve lavorare da solo, per cui il minore stress subito ne allunga sensibilmente la durata e ne mantiene inalterate le prestazioni.
Venendo alle questioni economiche possiamo dire che il costo dei tagliandi di manutenzione ordinaria di un veicolo ibrido è pressoché identico a quello di un modello a benzina di categoria analoga. Alcuni costruttori però, come ad esempio Toyota (10 milioni di veicoli ibridi prodotti a tutto Gennaio 2017) approfittano della loro esperienza specifica, vanno oltre e ai propri clienti offrono programmi come Toyota Hybrid Care grazie al quale gli utenti possono fare eseguire una verifica del sistema ibrido presso i centri di assistenza autorizzati e, nel caso il controllo sia superato, possibilità di ottenere un’estensione della garanzia sulla batteria per un anno o 15.000 chilometri. Il prolungamento della copertura sugli accumulatori usati nelle auto ibride Toyota è disponibile fino al decimo anno dalla prima immatricolazione e consente di beneficiare della riparazione o della sostituzione gratuita della batteria nel caso di guasto o di malfunzionamento della stessa.