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Gennaio 2017

La guida autonoma rivoluziona il mondo delle assicurazioni

di Dino Collazzo

Con l’arrivo delle “self-driving cars” ci saranno meno incidenti e le vecchie polizze potrebbero presto sparire. Ma secondo Mattero Carbone, direttore dell’Osservatorio connected insurance, l’assicurazione contro i cyber risk, l’offerta di servizi integrativi e l’uso della black box potrebbero costituire un nuovo business per le compagnie
Polizza auto addio. Con l’arrivo sul mercato di veicoli sempre più “intelligenti”, e in futuro a guida totalmente autonoma, il settore assicurativo potrebbe presto veder calare i propri ricavi. Infatti, dispositivi di assistenza alla guida (Adas) e la presenza a bordo di software e sensori in grado di connettersi agli oggetti esterni portano in dote all’automobilista di domani più sicurezza e di conseguenza la certezza di minori incidenti stradali. Una prospettiva che per il comparto assicurativo equivale a una forte contrazione del monte premi. Ma, se diverse ricerche di scenario indicano il 2020 come l’anno in cui le compagnie assicurative inizieranno a rinunciare a una parte dei loro ricavi, c’è chi mette in guardia dal ritenere l’assunto “self-driving cars” uguale zero rischi e dunque minori polizze come un assioma. «È vero che con l’ingresso di queste auto sul mercato si prospettano meno incidenti e quindi una maggiore sicurezza alla guida con il conseguente calo dei premi – spiega Matteo Carbone, fondatore e direttore dell’Osservatorio connected insurance –. Ma è anche vero che questa tecnologia porta con sé nuovi rischi, come per esempio i cyber risk, e dunque nuovi modelli di business come le polizze temporanee o la possibilità di offrire servizi su misura. Ciò dimostra che non è detto che il settore assicurativo, a fronte di questo cambiamento, ne possa avere un danno. Di sicuro però s’impone una trasformazione».
 
Stando a uno studio realizzato da Swiss RE (gruppo riassicurativo svizzero) e Here (società che fornisce mappe, tecnologie e servizi cloud per il mondo dell’automotive) a livello globale le assicurazioni auto oggi generano il 42% dei premi lordi del ramo danni. La crescente presenza sulle strade di auto connesse e dotate di sensori Adas, in grado di trasmettere al computer di bordo informazioni sui pericoli in tempo reale così da agevolare e supportare il guidatore a prendere decisioni corrette, avrebbe come effetto, nel lungo periodo, il calo progressivo dei sinistri fino all’80%. Un risultato indubbiamente positivo sotto l’aspetto di vite salvate e di lesioni personali evitate a cui si contrappone, in termini economici, la polverizzazione entro il 2020 di 20 miliardi di dollari di premi derivanti da copertura assicurativa. Per i ricercatori di SwissRe però, nonostante l’abbassamento dei rischi direttamente proporzionale all’aumento sulle strade di veicoli sempre più tecnologici, i volumi globali della raccolta del settore continueranno a crescere nei prossimi 20 anni, trainati dall’incremento delle coperture assicurative nei paesi emergenti. Così da compensare la flessione in quelli avanzati. Un filone destinato comunque ad esaurirsi una volta che a circolare sulle strade saranno solo auto a totale automazione.
 
«Stiamo ragionando su uno scenario molto lungo in cui presumiamo che le auto in circolazione siano tutte a guida autonoma – continua Carbone –. Ipotizzare cosa accadrà e come sarà la mobilità del futuro è difficile e lo stesso vale per il settore assicurativo. Possiamo invece analizzare cosa succederà in questa fase di transizione dove avremo qualche veicolo a guida autonoma e molti a guida tradizionale. In caso di sinistro tra i due di chi sarà la responsabilità, del guidatore o del software? A dirimere la questione sarà la telematica della black box». Proprio l’uso delle scatole nere a bordo dei veicoli – l’Italia è leader mondiale in questo campo con 4,8 milioni di polizze auto collegate a un black box telematico nel solo 2015 e con una previsione di crescita al 2020 superiore ai 12 milioni – rappresenta un terreno su cui le compagnie assicurative stanno investendo molto. E questo sia per tracciare un profilo di ogni singolo automobilista, così da proporre polizze commisurate allo stile di guida, sia perché la presenza di dati oggettivi potrebbero rivelarsi utili nell’accertare colpe e responsabilità qualora l’uso di sistemi di assistenza Adas portassero il guidatore a prestare meno attenzione. «Oggi la black box registra il comportamento al volante – precisa il direttore dell’Osservatorio – ma ci aspettiamo molta innovazione nel corso del 2017 tra cui quella di riuscire a cogliere i comportamenti tenuti dal guidatore all’interno dell’auto. Si tratta di integrare le informazioni sullo stile di guida e la quantità di chilometri percorsi con quelle del contesto circostante e del livello di distrazione. Sono aree su cui i player più evoluti nel campo della telematica assicurativa stanno già lavorando».
 
Non solo black box. Il settore assicurativo ha iniziato a guardare con maggiore interesse anche alla possibilità di offrire servizi integrati alla classica polizza obbligatoria. Si tratta di opportunità di business oggi limitate a poche nicchie che un domani potrebbero diventare rilevanti per la sopravvivenza del ramo danni legato all’auto. Si tratta in pratica di assicurare le persone dai rischi connessi alla mobilità in generale, come l’uso della sharing mobility, di un taxi o dell’autobus. Polizze mirate e temporanee su cui diverse start-up hanno iniziato a lavorare collaborando con alcune importanti compagnie assicurative. Dunque se lo scenario futuro prevede una contrazione del rischio assicurativo nei prossimi 20 anni ciò che si può fare oggi, dove questo è ancora alto, è di riuscire a individuare servizi che i clienti sono interessati e disposti a comprare. Solo in questo modo quando il rischio inizierà a ridursi le compagnie d’assicurazione continueremo a essere rilevanti. In quanto saranno in grado di offrire pacchetti e polizze sempre più mirate e contenenti differenti prestazioni. È chiaro che si tratta di opportunità – conclude Carbone –  che richiedono una serie d’innovazioni per essere colte. E molte compagnie hanno già iniziato a investire in questo business».





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