Auto ricondizionata, una soluzione ai ritardi causati dal chip shortage
Simonluca Pini Contributing Editor de Il sole 24 Ore
I costruttori stanno valutando l’ipotesi di ricondizionare direttamente in fabbrica le auto
La crisi dei chip ha stravolto gli equilibri del settore automobilistico. Dopo aver affrontato le chiusure imposte dai governi a causa della pandemia di Covid-19, il 2021 è stato segnato dalle linee di produzione ferme e dai forti ritardi produttivi legati alla mancanza a livello globale di semiconduttori. Costruttori e fornitori hanno dovuto rivedere linee di produzione, allestimenti dei modelli e tempi di consegna, oltre a dover affrontare un calo sostanziale delle immatricolazioni. Infatti, se il mercato in Italia non ha raggiunto il milione e mezzo di immatricolazioni, il motivo è legato in gran parte alla mancanza di vetture non prodotte per colpa dell’assenza di microchip. A questo si aggiunge come i principali gruppi automobilistici abbiamo preferito allocare le forniture di chip verso i modelli dai maggiori margini, lasciando così a “secco” segmenti dai guadagni più bassi ma maggiormente ricercati dalla clientela.
L’auto ricondizionata come alternativa al nuovo
Vista la mancanza di vetture nuove, l’attenzione dei clienti si è spostata sulle auto usate di recente immatricolazione. In pochi mesi le quotazioni dei veicoli di seconda mano sono aumentate nella maggior parte dei casi e i piazzali si sono svuotati per rispondere alle esigenze di acquisto. Anche le vetture “ex-flotta” sono diventate maggiormente attrattive sul mercato, proprio per l’assenza conclamata di automobili. Considerata l’assenza globale di veicoli, dalla Gran Bretagna arriva una nuova procedura collegata alle vetture ricondizionate che potrebbe essere estesa anche ad altri mercati. Nello specifico si tratta di una rigenerazione direttamente in fabbrica, eseguita dallo stesso costruttore automobilistico produttore del veicolo. L’obiettivo è quello di allungare la vita della vettura ad almeno dieci anni, grazie ad addirittura due cicli di rigenerazione. Tradotto? Dopo il primo ciclo con un cliente (ad esempio i canonici tre anni), la vettura rientrerà in fabbrica dove sarà ripristinata secondo i migliori standard andando ad offrire al secondo utilizzatore un veicolo in “perfetto stato di salute”. Il procedimento potrebbe essere poi ripetuto una terza volta, facendo così raggiungere i 10 anni di utilizzo in perfetta efficienza. Al termine di questo periodo nessuna rottamazione ma una forma di riciclaggio totale da parte del costruttore, a partire dalle batterie montate sui modelli ibridi.
Rigenerazione sostenibile
Oltre ad essere una risposta alla carenza di modelli nuovi, la rigenerazione delle vetture potrebbe ridurre notevolmente l’impronta climatica dei costruttori. Dato come assunto la rigenerazione di modelli rispondenti alle più recenti normative sulle emissioni, e dalla ridotta produzione di anidride carbonica nel caso di vetture full hybrid, l’allungamento della vita utile delle auto contribuirà a creare un ciclo chiuso dalla reale sostenibilità. Fattore fondamentale sarà la creazione di un percorso di recupero totale delle batterie montate su vetture ibride, plug-in ed elettriche; nei prossimi anni i metalli strategici necessari alla transizione energetica e alla mobilità elettrica diventeranno sempre più ambiti e di conseguenza il loro sfruttamento dovrà essere totale.
L’auto ricondizionata come alternativa al nuovo
Vista la mancanza di vetture nuove, l’attenzione dei clienti si è spostata sulle auto usate di recente immatricolazione. In pochi mesi le quotazioni dei veicoli di seconda mano sono aumentate nella maggior parte dei casi e i piazzali si sono svuotati per rispondere alle esigenze di acquisto. Anche le vetture “ex-flotta” sono diventate maggiormente attrattive sul mercato, proprio per l’assenza conclamata di automobili. Considerata l’assenza globale di veicoli, dalla Gran Bretagna arriva una nuova procedura collegata alle vetture ricondizionate che potrebbe essere estesa anche ad altri mercati. Nello specifico si tratta di una rigenerazione direttamente in fabbrica, eseguita dallo stesso costruttore automobilistico produttore del veicolo. L’obiettivo è quello di allungare la vita della vettura ad almeno dieci anni, grazie ad addirittura due cicli di rigenerazione. Tradotto? Dopo il primo ciclo con un cliente (ad esempio i canonici tre anni), la vettura rientrerà in fabbrica dove sarà ripristinata secondo i migliori standard andando ad offrire al secondo utilizzatore un veicolo in “perfetto stato di salute”. Il procedimento potrebbe essere poi ripetuto una terza volta, facendo così raggiungere i 10 anni di utilizzo in perfetta efficienza. Al termine di questo periodo nessuna rottamazione ma una forma di riciclaggio totale da parte del costruttore, a partire dalle batterie montate sui modelli ibridi.
Rigenerazione sostenibile
Oltre ad essere una risposta alla carenza di modelli nuovi, la rigenerazione delle vetture potrebbe ridurre notevolmente l’impronta climatica dei costruttori. Dato come assunto la rigenerazione di modelli rispondenti alle più recenti normative sulle emissioni, e dalla ridotta produzione di anidride carbonica nel caso di vetture full hybrid, l’allungamento della vita utile delle auto contribuirà a creare un ciclo chiuso dalla reale sostenibilità. Fattore fondamentale sarà la creazione di un percorso di recupero totale delle batterie montate su vetture ibride, plug-in ed elettriche; nei prossimi anni i metalli strategici necessari alla transizione energetica e alla mobilità elettrica diventeranno sempre più ambiti e di conseguenza il loro sfruttamento dovrà essere totale.