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Marzo 2017

Aftermarket, è iniziato il conto alla rovescia per le imprese che non innovano

di Dino Collazzo

Per Paolo Vasone, coordinatore della sezione aftermarket di Anfia, il settore è a un bivio e nel giro di poco tempo componentisti, distributori e installatori che non investono si ritroveranno fuori dal mercato. “Il 2017 e il 2018 saranno anni determinanti per il nostro settore. Solo chi avrà una precisa strategia, una capacità finanziaria d’investimento in qualità, ricerca e sviluppo e dei piani a medio e lungo termine rimarrà. Gli altri rischiano di uscire di scena nel giro di qualche anno”.
 
Innovare per rimanere competitivi e non sparire. Il settore dell’aftermarket italiano è a un bivio e nel giro di poco tempo a spartirsi una torta da circa 17 miliardi di euro l’anno saranno le imprese più efficienti. Per Paolo Vasone, coordinatore della sezione aftermarket di Anfia, è iniziato un countdown. I cui effetti si ripercuoteranno su quei costruttori di componenti, distributori e installatori che, continuando a replicare il loro vecchio modello di business, si ritroveranno presto fuori dal mercato. Le prime avvisaglie di questo fenomeno, per ora ancora marginale, si possono già intravedere. Stando ai dati pubblicati dal Barometro aftermarket di Anfia sull’andamento del settore, nel 2016 si registra una leggera contrazione del fatturato del 3,6% rispetto al 2015 (risultato in crescita del 4,3%). Calo che secondo gli analisti è da imputare più all’evoluzione del settore della componentistica, dove si registra un elevato grado d’innovazione tecnologica e qualità del prodotto, che a problemi di tenuta economica delle singole aziende. Infatti, il ruolo sempre più centrale dell’elettronica e della telematica ha contribuito a ridurre il margine d’errore umano negli interventi di manutenzione, riparazione e montaggio. Con il risultato che i prodotti installati sui veicoli hanno un ciclo di vita più lungo rispetto al passato. “Il mercato è in rapida evoluzione e questi cambiamenti ne sono la prova – precisa Vasone –. Siamo in una fase di passaggio: il 2017 e il 2018 saranno anni determinanti per le imprese del nostro settore. Chi opera in questo campo, e mi riferisco a tutti gli attori, deve essere consapevole che solo chi avrà una precisa strategia, una capacità finanziaria d’investimento in qualità, ricerca e sviluppo e dei piani a medio e lungo termine rimarrà nel mercato. Gli altri rischiano di uscire di scena nel giro di qualche anno”.
 
Una sentenza senz’appello le cui premesse affondano le radici in quel processo di trasformazione che sta investendo la mobilità sia sul fronte tecnologico che su quello dell’uso dei veicoli. Il car sharing, l’internet of things, l’auto a guida autonoma, ibrida ed elettrica sono alcune delle novità che nel giro di poco tempo incideranno in maniera rilevante sulla produzione di automobili e dei suoi ricambi. Quest’ultimi, in particolare, diventeranno sempre più efficienti e necessiteranno di una manutenzione e assistenza differente da come accade oggi. Ed è per questa ragione che l’unico modo che le imprese della filiera dell’aftermarket hanno per non farsi schiacciare dai cambiamenti è rendersene interpreti. Attraverso una strategia che punti: ad aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, a una maggiore diffusione delle tecnologie esistenti nelle imprese, a migliorare i processi di digitalizzazione, all’acquisto di attrezzature all’avanguardia nelle officine, a potenziare i propri servizi per fidelizzare la clientela e a prestare maggiore attenzione al mondo dell’e-commerce e delle vendite online. Ma per fare questo serve una rinnovata gestione dell’impresa – che sfrutti anche gli incentivi messi in campo da Industria 4.0 – e un nuovo business plan.
 
Qualcosa in questa direzione inizia a muoversi e lo certificano gli stessi numeri di Anfia. Scorporando i dati dell’aftermarket per singole famiglie di prodotti si nota che, a fronte di un calo generale di fatturato, proprio la componentistica ha chiuso il 2016 con il segno più. Si tratta di elementi elettrici ed elettronici (+4,7%) seguiti da componenti di carrozzeria e abitacolo (+2,8%), di parti del motore (+2,5%) e componenti undercar (+1,4%). Unico neo, dove l’andamento negativo va avanti da diverso tempo, è la categoria dei materiali di consumo dove la contrazione è a doppia cifra registrando un meno 10,7%. “L’aumento della produzione di auto legato a uno svecchiamento, se pur ancora lento, del parco circolante ha avuto ricadute positive su tutta la filiera della componentistica, soprattutto in termini di commesse. Mentre il graduale ricambio del parco può portare con sé una parziale riduzione e una riconfigurazione degli interventi di manutenzione e riparazione – continua Vasone –. Da un altro punto di vista l’agguerrita concorrenza con la rete autorizzata delle Case auto, orientate a proporre ai clienti contratti di manutenzione ed estensioni della garanzia, e la diffusione di fenomeni di condivisione dell’auto, che può aver influito sul ribasso delle percorrenze chilometriche, sono altri elementi che probabilmente hanno inciso sfavorevolmente sulla sostituzione di alcuni prodotti”.  
 
Non solo. A incidere negativamente in quest’ultimo caso è stata anche la mancanza, da parte degli autoriparatori, di una formazione adeguata sulle nuove tecnologie in uso sui veicoli e l’assenza in officina di strumenti innovativi. Infatti gli operatori, di fronte a componenti più complessi montati sulle auto, non sempre hanno aggiornato la loro preparazione. Contribuendo così a uno spostamento della clientela da un’offerta di servizi di assistenza più “povera” verso una più qualificata ed efficiente. Quest’aspetto potrebbe determinare in futuro il destino di molti autoriparatori. “Chi non lo comprende ha di fronte a sé la fine della propria attività – insiste Vasone –. L’enorme potenziale del settore meccanico ed elettronico, con l’arrivo di nuove tecnologie, ha aperto le porte a un mondo nuovo in cui diagnosi predittiva, realtà aumentata, telediagnosi e altre innovazioni rappresentano un’opportunità di lavoro e di business per quegli operatori che vogliono fidelizzare la propria clientela e aumentare il loro margine operativo. Operatori che, quindi, non possono mancare un appuntamento come Autopromotec, fiera specializzata di riferimento per il Sud-Europa, in grado di fornire le risposte a tutti gli interrogativi legati a queste trasformazioni”. 
 





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