Egea presenta il nuovo test sospensioni alle autorità per le revisioni
Massimo Brunamonti
L’Associazione europea delle attrezzature per autofficina ha delineato uno standard armonizzato a livello internazionale
Il lavoro avviato in Egea nel 2017 per un innovativo test delle sospensioni è arrivato a compimento: il nuovo standard Egea, concepito per costituire un metodo armonizzato a livello internazionale e adatto sia per le revisioni che per l’autoriparazione, è stato completamente definito e sta per essere presentato alle autorità competenti europee e nazionali. Parlare di sospensioni vuol dire parlare di sicurezza, argomento questo della massima attualità dato anche il proliferare dei sistemi Adas di assistenza alla guida. Tali sistemi infatti, se da un lato sicuramente contribuiscono in maniera decisiva alla sicurezza, dall’altro richiedono una costante conformità del veicolo e dei sui dispositivi ai dati di progetto. Un esempio per tutti: se al veicolo è richiesto di frenare automaticamente in emergenza al fine di evitare un incidente, il computer reagirà autonomamente modulando la frenata in base alle caratteristiche del veicolo definite in fase di progettazione. Il punto é: la decelerazione che si ottiene è quella prevista? Ragionevolmente sì per un veicolo nuovo, ma per un veicolo con anni di vita e centinaia di migliaia di chilometri sulle spalle, il rallentamento potrebbe rivelarsi malauguratamente insufficiente se il veicolo non è stato manutenuto correttamente. La decelerazione infatti si realizza grazie sia a freni efficienti che al buon funzionamento delle sospensioni che hanno il compito di far aderire costantemente le ruote al suolo, condizione necessaria perchè il veicolo si fermi.
Ne consegue che anche le sospensioni dovrebbero essere oggetto di revisione, cosa questa che in Italia, come in molti altri paesi, oggi non è. Il motivo della mancata adozione del test sospensioni in sede di revisione è sostanzialmente uno: la mancanza di una metodologia capace di verificare la sospensione dal punto di vista della sicurezza e sufficientemente robusto da riportare risultati omogenei ovunque. Da qui l’iniziativa di Egea di elaborare un nuovo standard di test delle sospensioni che supera i limiti dei vecchi metodi. La proposta di Egea è una nuova soluzione derivata da risultati acquisiti a oggi e aggiornata agli sviluppi tecnologici: il metodo “Phase-Shift” che consiste nel verificare che lo sfasamento tra la frequenza di oscillazione della massa sospesa e quella della massa non sospesa sia entro un limite che riflette l’aderenza degli pneumatici al suolo.
L’idea si basa su studi eseguiti originariamente dall’americana Sae e su anni di prove su veicoli circolanti; il metodo è stato applicato in Belgio dal Goca (organismo di gestione delle revisioni periodiche) a partire dal 2011 anno in cui il test sospensioni è diventato obbligatorio per tutto il parco circolante. Ogni anno circa 4,5 milioni di auto di ogni marca, tipo, età e condizione, vengono testati in Belgio con risultati soddisfacenti per quanto riguarda la casistica dei respingimenti che non si discosta dai dati dei costruttori di veicoli. La base di dati raccolta è ampiamente rappresentativa del parco circolante, tale da costituire un modello utilizzabile in tutta la Ue.
L’apparecchiatura necessaria per eseguire il test secondo lo standard Egea è il tipico banco a vibrazione derivato da tecnologia esistente, modificato per introdurre la variazione della frequenza di oscillazione e la misura dello sfasamento, appunto il “Phase-Shift”. Il nuovo test proposto da Egea risolve anni di incertezza metodologica e diatribe tra soluzioni diverse che hanno fin qui impedito l’adozione sistematica; la stessa Direttiva 2014/45, che prevede una verifica delle sospensioni, non impone un test strumentale anche se lo auspica. E il punto è proprio questo: adeguare la Direttiva 2014/45 all’evoluzione degli autoveicoli introducendo il test strumentale delle sospensioni, cosa oggi possibile. La Direttiva è datata 2014 e da allora l’evoluzione tecnologica è andata avanti a ritmi vertiginosi al punto che la stessa Commissione europea è conscia della necessità di aggiornamento.
Si parla di test dell’eCall, degli Adas, delle emissioni di particolato e, ovviamente, delle sospensioni; ma è il momento di passare dalle parole ai fatti e Il contributo di Egea è proprio in questa direzione: un metodo praticabile basato su un tipo di apparecchiatura adatta ad un centro di revisione con le sue tipiche strutture, personale e capacità, in modo tale ottenere la necessaria economicità e capillarità del servizio. Ci auguriamo che le autorità competenti recepiscano la proposta: come dimostrano i numeri, la corretta manutenzione riduce in maniera significativa la severità del danno in caso di incidente e una revisione attenta è il miglior deterrente contro i “rottami della strada”.
Ne consegue che anche le sospensioni dovrebbero essere oggetto di revisione, cosa questa che in Italia, come in molti altri paesi, oggi non è. Il motivo della mancata adozione del test sospensioni in sede di revisione è sostanzialmente uno: la mancanza di una metodologia capace di verificare la sospensione dal punto di vista della sicurezza e sufficientemente robusto da riportare risultati omogenei ovunque. Da qui l’iniziativa di Egea di elaborare un nuovo standard di test delle sospensioni che supera i limiti dei vecchi metodi. La proposta di Egea è una nuova soluzione derivata da risultati acquisiti a oggi e aggiornata agli sviluppi tecnologici: il metodo “Phase-Shift” che consiste nel verificare che lo sfasamento tra la frequenza di oscillazione della massa sospesa e quella della massa non sospesa sia entro un limite che riflette l’aderenza degli pneumatici al suolo.
L’idea si basa su studi eseguiti originariamente dall’americana Sae e su anni di prove su veicoli circolanti; il metodo è stato applicato in Belgio dal Goca (organismo di gestione delle revisioni periodiche) a partire dal 2011 anno in cui il test sospensioni è diventato obbligatorio per tutto il parco circolante. Ogni anno circa 4,5 milioni di auto di ogni marca, tipo, età e condizione, vengono testati in Belgio con risultati soddisfacenti per quanto riguarda la casistica dei respingimenti che non si discosta dai dati dei costruttori di veicoli. La base di dati raccolta è ampiamente rappresentativa del parco circolante, tale da costituire un modello utilizzabile in tutta la Ue.
L’apparecchiatura necessaria per eseguire il test secondo lo standard Egea è il tipico banco a vibrazione derivato da tecnologia esistente, modificato per introdurre la variazione della frequenza di oscillazione e la misura dello sfasamento, appunto il “Phase-Shift”. Il nuovo test proposto da Egea risolve anni di incertezza metodologica e diatribe tra soluzioni diverse che hanno fin qui impedito l’adozione sistematica; la stessa Direttiva 2014/45, che prevede una verifica delle sospensioni, non impone un test strumentale anche se lo auspica. E il punto è proprio questo: adeguare la Direttiva 2014/45 all’evoluzione degli autoveicoli introducendo il test strumentale delle sospensioni, cosa oggi possibile. La Direttiva è datata 2014 e da allora l’evoluzione tecnologica è andata avanti a ritmi vertiginosi al punto che la stessa Commissione europea è conscia della necessità di aggiornamento.
Si parla di test dell’eCall, degli Adas, delle emissioni di particolato e, ovviamente, delle sospensioni; ma è il momento di passare dalle parole ai fatti e Il contributo di Egea è proprio in questa direzione: un metodo praticabile basato su un tipo di apparecchiatura adatta ad un centro di revisione con le sue tipiche strutture, personale e capacità, in modo tale ottenere la necessaria economicità e capillarità del servizio. Ci auguriamo che le autorità competenti recepiscano la proposta: come dimostrano i numeri, la corretta manutenzione riduce in maniera significativa la severità del danno in caso di incidente e una revisione attenta è il miglior deterrente contro i “rottami della strada”.