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Dicembre 2016

Il mercato italiano dell’auto consolida la ripresa, e continuerà a crescere nei prossimi due anni

di Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor

Fiducia dei consumatori, domanda di sostituzione, calo dei prezzi dei carburanti tassi di interesse favorevoli sostengono la crescita del mercato dell’auto in Italia. Le immatricolazioni supereranno i 2 milioni nel 2017, per tornare nel 2018 al livello fisiologico. Le nuove modalità di fruizione dell’automobile si stanno diffondendo, ma senza gli impatti negativi sul parco circolante che alcuni avevano previsto.
In tutto il mondo le vendite di autovetture hanno risentito soltanto marginalmente della crisi del 2008. Nel 2010 le difficoltà erano già state superate per lasciare spazio ad una crescita ininterrotta che ha portato il mercato mondiale da 50,6 milioni di autovetture immatricolate nel 2007 a quota 68,3 milioni prevista per il 2016. Questo formidabile sviluppo è dovuto in larga misura ai paesi il cui processo di motorizzazione di massa è relativamente recente, ma anche ai mercati avanzati che hanno raggiunto già quasi tutti i livelli ante-crisi.
Ben diverso rispetto al mercato mondiale e agli altri mercati avanzati è stato l’andamento italiano. Come è noto, rispetto al massimo ante-crisi del 2007 il nostro mercato ha accusato una contrazione massima nel 2013 del 48%. Il 2007 è stato però un anno record grazie anche ad incentivi particolarmente generosi. Se più correttamente consideriamo la media delle immatricolazioni durante la fase ciclica precedente a quella in atto (e cioè la media delle immatricolazioni che vanno dall’inizio dalla crisi del 1993 al massimo del 2007), media che è di 2.174.577 immatricolazioni, il gap rispetto ai livelli ante-crisi registrato nel 2013 era del 40% e si è ridotto nel 2016 al 15,8%.

La ripresa del mercato auto, che prende poi corpo con la crescita a due cifre del 2015 e del 2016, è dunque innescata dal ritorno della fiducia ed è resa possibile dal fatto che il risparmio privato in Italia ha una consistenza notevole e l’allentarsi delle preoccupazioni per il futuro consente di destinare quote di risparmio anche all’acquisto di nuove auto. Il parco circolante tra l’altro è molto invecchiato nei nove anni che vanno dal 2008 al 2016 e genera quindi una forte domanda di sostituzione che comincia a scaricarsi sul mercato.
In questo contesto si inseriscono altri tre elementi rilevanti. Il primo è il calo dei prezzi di benzina e gasolio che, a fronte di una sostanziale parità di consumi, ha consentito agli automobilisti di risparmiare 7 miliardi di euro nel 2015 e 4,9 miliardi nel periodo gennaio-ottobre 2016. Il secondo è il livello inusitatamente basso dei tassi di interesse che facilita il ricorso al credito per acquistare l’auto e il terzo è il fatto che incominciano a diffondersi anche tra i privati modalità di acquisizione di autovetture che sono state sperimentate con successo nelle flotte di auto. Si tratta in particolare del noleggio a lungo termine, modalità che consente di accedere all’auto senza investire forti somme, ma semplicemente con l’impegno di pagare una rata che copre sia la messa a disposizione dell’auto che il costo di molti dei beni e dei servizi necessari per utilizzarla.

E’ opportuno sgombrare il campo da alcune leggende metropolitane sostenute da chi sogna un mondo senza auto e non si rassegna al fatto che la mobilità del futuro sarà più sostenibile sia sul terreno del rispetto dell’ambiente che su quello della sicurezza proprio per merito dell’automobile. La prima considerazione riguarda il parco circolante. Secondo i dati ACI, ha raggiunto nel 2015 una consistenza di 37.351.233 autovetture e dovrebbe quindi avere già toccato un livello non più ulteriormente aumentabile. Il mercato in futuro dovrebbe dunque essere alimentato esclusivamente dalla domanda di sostituzione. In effetti in larga misura sarà così, ma esiste ancora una componente di domanda aggiuntiva dovuta al saldo positivo tra i giovani che entrano nel mercato e gli anziani che escono, ma anche agli immigrati e alla domanda per la seconda e terza auto.
La seconda questione riguarda la disaffezione dall’automobile. Dalle rilevazioni dell’Isfort emerge che, considerando la ripartizione degli spostamenti per mezzi di trasporto, gli spostamenti con mezzi non motorizzati sono scesi tra il 2008 e il 2015 dal 21,1% del totale al 17,9%, mentre quelli con mezzi motorizzati sono passati dal 78,9% all’82,1%; considerando soltanto gli spostamenti con mezzi motorizzati, la quota del trasporto pubblico è scesa dal 12,6% all’11,9%, quella dei motocicli è scesa dall’8% al 6,5%, mentre quella dell’automobile è passata dal 79,5% all’81,6%. E se questo non bastasse, l’Isfort informa che nel 2015, in una scala da 0 a 10, i mezzi di trasporto che ottengono l’indice di soddisfazione più elevato (8,4) sono l’automobile e i mezzi a motore a due ruote.

La terza questione riguarda l’impatto della cosiddetta sharing economy sulla proprietà dell’auto. Si afferma infatti che le formule del car sharing, del car pooling e del ride sharing determineranno un crescente abbandono della proprietà dell’auto. Finora tuttavia il car sharing ha determinato soprattutto un aumento del numero delle auto circolanti per costituire le flotte di auto in car sharing. Il car pooling potrebbe determinare un minor costo per l’utilizzo dell’auto da parte di più soggetti che la utilizzano contemporaneamente; l’uso condiviso, proprio perché incide positivamente sul costo per l’uso dell'auto, potrebbe quindi determinare uno spostamento di molti pendolari dal mezzo pubblico all’auto. Il ride sharing, cioè la diffusione di attività tipo Uber, potrebbe invece offrire a molti privati possessori di auto (normative permettendo) la possibilità di utilizzare la propria vettura privata per trasportare terzi a pagamento con una diminuzione dei costi di esercizio dell’auto e con un aumento delle percorrenze che alla fine potrebbero accelerare la sostituzione delle autovetture. Fermo restando che queste soluzioni sono importanti per ridurre la congestione del traffico, al momento non vi è evidenza del fatto che stiano determinando anche un consistente abbandono della proprietà dell’auto e si può prevedere che in futuro, se effetti vi saranno, saranno contenuti.

Ciò premesso, veniamo alle previsioni. Nel 2016 le immatricolazioni dovrebbero attestarsi intorno a quota 1.830.000. Per il 2017 si può prevedere un volume di 2.031.000 unità per arrivare a 2.150.000 immatricolazioni nel 2018, livello che segnerà l’uscita dalla crisi con il raggiungimento di un livello di vendite che può essere ritenuto fisiologico per il mercato italiano.
Siamo alla vigilia di una grande rivoluzione per la mobilità in cui l’automobile sarà sempre centrale, anzi sarà sempre più centrale. Questa rivoluzione, con l’auto elettrica e con l’auto a guida autonoma, consentirà di conseguire eccezionali risultati in termini di contenimento di emissioni inquinanti e di aumento della sicurezza. Questa rivoluzione comporterà anche un’accelerazione nella sostituzione del parco circolante. In ogni caso l’auto continuerà ad avere un ruolo centrale nella mobilità.





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