Industria automotive, la strada per la ripresa sarà molto lunga
Gennaro Speranza - Econometrica
Anfia stima che a fine 2020 il mercato potrebbe totalizzare appena 1,3 milioni di nuove registrazioni
L’emergenza Coronavirus ha condizionato pesantemente il mercato automobilistico italiano che in maggio, nonostante la fine del lockdown, ha fatto molta fatica a riprendersi, come dimostra la perdita dei volumi del 49,6% rispetto a maggio 2019. Anche se in lieve recupero rispetto ai tonfi di marzo ed aprile, il dato di maggio è drammatico e restituisce la fotografia di un mercato che resta fortemente sotto pressione. Segno inevitabile che bisognerà aspettare ancora molto per tornare ai livelli pre-Covid.
A dir la verità, già l’inizio del 2020 era iniziato sottotono per i riflessi dell’indebolimento della congiuntura economica generale, ma le perdite in termini di immatricolazioni nei primi due mesi dell’anno erano state contenute nel 7,3%. Con l’arrivo della pandemia e il lockdown pressoché totale delle attività commerciali e produttive, i dati non hanno potuto far altro che peggiorare. In marzo il calo delle immatricolazioni di autovetture nel nostro Paese è stato ben dell’85,4%, mentre in aprile la contrazione è stata ancora più marcata (-97,5%). In maggio, che è stato appunto il primo mese di riapertura delle concessionarie auto dopo un bimestre di chiusura, la ripartenza è stata debole: sono state immatricolate poco meno di 100.000 auto, con un calo, come accennato in apertura, del 49,6% su maggio 2019. Il risultato complessivo di questo andamento è una contrazione del 50,2% nel periodo gennaio-maggio.
Per quanto riguarda le previsioni per i prossimi mesi, Anfia stima che a fine 2020 il mercato potrebbe totalizzare appena 1,3 milioni di nuove registrazioni (contro le circa 2 milioni di unità immatricolate complessivamente nel 2019): un crollo pesantissimo per l’industria automotive. Secondo le stime del Centro Studi Promotor, la perdita di fatturato per il settore nei primi 5 mesi del 2020 è stata di 8,3 miliardi a cui occorre aggiungere 1,8 miliardi di minor gettito Iva. E questo rischia di essere solo la punta di un iceberg perché, procedendo alla velocità dei primi cinque mesi dell’anno, il fatturato a fine 2020 potrebbe calare rispetto al 2019 di 17,4 miliardi e il gettito Iva di 3,8 miliardi. E soprattutto i dati di maggio, sempre secondo il Centro Studi Promotor, potrebbero essere la punta di un iceberg perché alle cifre citate bisognerebbe aggiungere anche dati molto negativi per i veicoli commerciali leggeri, per i veicoli industriali, nonché per la produzione di auto e per la produzione di componentistica. La crisi Covid, insomma, ha colpito pesantemente il settore e appaiono evidenti le difficoltà di ripresa del mercato e dei livelli produttivi a breve-medio e termine.
Ma veniamo adesso alla situazione degli altri quattro Paesi che, insieme all’Italia, costituiscono il gruppo dei maggiori mercati dell’Europa Occidentale. Va detto innanzitutto che in maggio il risultato meno catastrofico è stato quello della Germania (-49,5%, battendo così sul fil di lana l’Italia), dove però le concessionarie erano aperte già dall’ultima decade di aprile. E ciò senza, peraltro, produrre un sostanziale miglioramento del quadro delle immatricolazioni. Appena poco peggio della Germania e dell’Italia ha fatto la Francia, che in maggio ha fatto registrare una contrazione del 50,6%. Molto più pesante è stato invece l’impatto sugli altri due grandi mercati dell’area e cioè sulla Spagna (-72,7%) e Regno Unito (-89%). Considerando il mercato dell’Europa Occidentale nel suo complesso (UE+UK+Efta), il calo in maggio è stato del 56,8% e deriva da contrazioni in tutti i mercati nazionali dell’area con un calo massimo dell’89% nel Regno Unito e un calo minimo del 29,4% a Cipro. Le previsioni di Acea, l’Associazione europea dei costruttori di auto, indicano per il 2020 valori ai minimi dal 2013, anno nel quale venne toccato il punto più basso in seguito alla crisi finanziaria del 2008-2009.
A dir la verità, già l’inizio del 2020 era iniziato sottotono per i riflessi dell’indebolimento della congiuntura economica generale, ma le perdite in termini di immatricolazioni nei primi due mesi dell’anno erano state contenute nel 7,3%. Con l’arrivo della pandemia e il lockdown pressoché totale delle attività commerciali e produttive, i dati non hanno potuto far altro che peggiorare. In marzo il calo delle immatricolazioni di autovetture nel nostro Paese è stato ben dell’85,4%, mentre in aprile la contrazione è stata ancora più marcata (-97,5%). In maggio, che è stato appunto il primo mese di riapertura delle concessionarie auto dopo un bimestre di chiusura, la ripartenza è stata debole: sono state immatricolate poco meno di 100.000 auto, con un calo, come accennato in apertura, del 49,6% su maggio 2019. Il risultato complessivo di questo andamento è una contrazione del 50,2% nel periodo gennaio-maggio.
Per quanto riguarda le previsioni per i prossimi mesi, Anfia stima che a fine 2020 il mercato potrebbe totalizzare appena 1,3 milioni di nuove registrazioni (contro le circa 2 milioni di unità immatricolate complessivamente nel 2019): un crollo pesantissimo per l’industria automotive. Secondo le stime del Centro Studi Promotor, la perdita di fatturato per il settore nei primi 5 mesi del 2020 è stata di 8,3 miliardi a cui occorre aggiungere 1,8 miliardi di minor gettito Iva. E questo rischia di essere solo la punta di un iceberg perché, procedendo alla velocità dei primi cinque mesi dell’anno, il fatturato a fine 2020 potrebbe calare rispetto al 2019 di 17,4 miliardi e il gettito Iva di 3,8 miliardi. E soprattutto i dati di maggio, sempre secondo il Centro Studi Promotor, potrebbero essere la punta di un iceberg perché alle cifre citate bisognerebbe aggiungere anche dati molto negativi per i veicoli commerciali leggeri, per i veicoli industriali, nonché per la produzione di auto e per la produzione di componentistica. La crisi Covid, insomma, ha colpito pesantemente il settore e appaiono evidenti le difficoltà di ripresa del mercato e dei livelli produttivi a breve-medio e termine.
Ma veniamo adesso alla situazione degli altri quattro Paesi che, insieme all’Italia, costituiscono il gruppo dei maggiori mercati dell’Europa Occidentale. Va detto innanzitutto che in maggio il risultato meno catastrofico è stato quello della Germania (-49,5%, battendo così sul fil di lana l’Italia), dove però le concessionarie erano aperte già dall’ultima decade di aprile. E ciò senza, peraltro, produrre un sostanziale miglioramento del quadro delle immatricolazioni. Appena poco peggio della Germania e dell’Italia ha fatto la Francia, che in maggio ha fatto registrare una contrazione del 50,6%. Molto più pesante è stato invece l’impatto sugli altri due grandi mercati dell’area e cioè sulla Spagna (-72,7%) e Regno Unito (-89%). Considerando il mercato dell’Europa Occidentale nel suo complesso (UE+UK+Efta), il calo in maggio è stato del 56,8% e deriva da contrazioni in tutti i mercati nazionali dell’area con un calo massimo dell’89% nel Regno Unito e un calo minimo del 29,4% a Cipro. Le previsioni di Acea, l’Associazione europea dei costruttori di auto, indicano per il 2020 valori ai minimi dal 2013, anno nel quale venne toccato il punto più basso in seguito alla crisi finanziaria del 2008-2009.