Ue, nuovi parametri per le riduzioni di emissioni di co2 entro il 2030
Francesca Del Bello
Un accordo raggiunto fra le istituzioni europee stabilisce nuove regole per l’emissione di CO2 di automobili e veicoli commerciali: una decisione che preoccupa il mondo dell’automotive.
Un accordo fra il Parlamento europeo e i rappresentanti degli stati membri raggiunto lo scorso 17 dicembre, fissa i nuovi parametri di riduzione delle emissioni di CO2. Entro il 2030, infatti, le emissioni di anidride carbonica delle automobili di nuova costruzione dovranno essere ridotte del 37,5%, mentre per i furgoni la riduzione è stata fissata al 31%. Stabilito anche un livello intermedio di riduzione pari al 15%, uguale per automobili e furgoni, da raggiungere entro il 2025; entrambi gli obiettivi verranno calcolati sulla base dei livelli di emissione del 2021. Il protocollo dovrà ora essere ratificato dai membri del Parlamento europeo, anche se appare ancora incerta la possibilità di raggiungere un accordo finale prima delle elezioni europee previste per il prossimo maggio.
L’intesa giunge al termine di una lunga trattativa, e rappresenta un compromesso fra le iniziali istanze della Commissione europea, che auspicava una riduzione delle emissioni pari al 30% (appoggiata dalla Germania), e quelle del Parlamento europeo, che sosteneva la necessità di una riduzione pari al 40%. Positive le reazioni dei vertici delle commissioni europee per l’energia e il clima: Miguel Arias Cañete, Commissario europeo per il clima e l’energia, definisce gli accordi una precisa dimostrazione, da parte dell’Europa, sul “come mettere in atto gli Accordi di Parigi e il COP24”. Di parere simile il vice presidente dell’Unione dell’energia e del clima Maroš Šefčovič che, riconoscendo l’importanza dell’intesa nel quadro della realizzazione degli Accordi di Parigi, sottolinea come l’accordo sulle emissioni rappresenti altresì un “decisivo passo avanti a supporto della competitività dell’industria europea” in termini di ampliamento degli investimenti nella filiera produttiva dell’Unione, soprattutto in settori quali le batterie ed altre tecnologie essenziali.
Di tutt’altro tenore le reazioni del mondo dell’automotive. Se la Germania, appoggiando la posizione della Commissione, ha dimostrato la propria preoccupazione riguardo alle possibili ripercussioni che tali misure potrebbero avere sul mercato automobilistico – Angela Merkel ha infatti sostenuto che qualunque riduzione superiore al 30% avrebbe l’effetto di rendere il mercato delle autovetture “non competitivo” – ancor più chiara è stata la reazione di ACEA (European automobile manufacturer’s association). Il gruppo, che rappresenta e tutela gli interessi dell’industria automobilistica europea, ha da subito manifestato “serie preoccupazioni” riguardo ai target fissati dalle istituzioni europee, definendo l’obiettivo del 37,5% “irreale” considerate le attuali condizioni del mercato: secondo l’associazione, infatti, il raggiungimento di una riduzione delle emissioni pari a quella fissata dall’Europa richiederebbe una diffusione sul mercato di veicoli elettrici, o con altre alimentazioni alternative, di gran lunga superiore rispetto a quello che appare attualmente possibile. Ciò che auspica ACEA, in considerazione dell’impatto che queste misure potrebbero avere sul mercato del lavoro, è inoltre l’attuazione di “piani concreti” per un’adeguata gestione di questa transizione in termini di competenze e di livelli di occupazione.
L’intesa giunge al termine di una lunga trattativa, e rappresenta un compromesso fra le iniziali istanze della Commissione europea, che auspicava una riduzione delle emissioni pari al 30% (appoggiata dalla Germania), e quelle del Parlamento europeo, che sosteneva la necessità di una riduzione pari al 40%. Positive le reazioni dei vertici delle commissioni europee per l’energia e il clima: Miguel Arias Cañete, Commissario europeo per il clima e l’energia, definisce gli accordi una precisa dimostrazione, da parte dell’Europa, sul “come mettere in atto gli Accordi di Parigi e il COP24”. Di parere simile il vice presidente dell’Unione dell’energia e del clima Maroš Šefčovič che, riconoscendo l’importanza dell’intesa nel quadro della realizzazione degli Accordi di Parigi, sottolinea come l’accordo sulle emissioni rappresenti altresì un “decisivo passo avanti a supporto della competitività dell’industria europea” in termini di ampliamento degli investimenti nella filiera produttiva dell’Unione, soprattutto in settori quali le batterie ed altre tecnologie essenziali.
Di tutt’altro tenore le reazioni del mondo dell’automotive. Se la Germania, appoggiando la posizione della Commissione, ha dimostrato la propria preoccupazione riguardo alle possibili ripercussioni che tali misure potrebbero avere sul mercato automobilistico – Angela Merkel ha infatti sostenuto che qualunque riduzione superiore al 30% avrebbe l’effetto di rendere il mercato delle autovetture “non competitivo” – ancor più chiara è stata la reazione di ACEA (European automobile manufacturer’s association). Il gruppo, che rappresenta e tutela gli interessi dell’industria automobilistica europea, ha da subito manifestato “serie preoccupazioni” riguardo ai target fissati dalle istituzioni europee, definendo l’obiettivo del 37,5% “irreale” considerate le attuali condizioni del mercato: secondo l’associazione, infatti, il raggiungimento di una riduzione delle emissioni pari a quella fissata dall’Europa richiederebbe una diffusione sul mercato di veicoli elettrici, o con altre alimentazioni alternative, di gran lunga superiore rispetto a quello che appare attualmente possibile. Ciò che auspica ACEA, in considerazione dell’impatto che queste misure potrebbero avere sul mercato del lavoro, è inoltre l’attuazione di “piani concreti” per un’adeguata gestione di questa transizione in termini di competenze e di livelli di occupazione.
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