Adas obbligatori, un’opportunità per il settore aftermarket
Nicoletta Ferrini
Sensoristica e diagnosi elettronica: un nuovo business per i professionisti dell’autoriparazione
Automobili più intelligenti e, per questo, più sicure: non è un sogno, ma presto sarà un obbligo. I rappresentanti dell’Unione europea hanno, infatti, raggiunto un accordo provvisorio che rende obbligatoria, a partire dal 2022, per tutte le vetture e i veicoli commerciali di nuova immatricolazione, l’installazione di diversi sistemi di assistenza alla guida, altrimenti noti come Adas (Advanced driver assistance system). Nel giro di pochi anni si stima che più della metà del parco circolante europeo sarà dotato di radar, telecamere, sensori di diagnostica e altri sofisticati strumenti telematici che, grazie alle connessioni Internet e ai dispositivi mobile, arriveranno a connettersi e a comunicare con il mondo esterno, dalle infrastrutture stradali agli altri veicoli. “Siamo di fronte all’umanizzazione dell’automobile che, attraverso questi dispositivi, riesce a “sentire” l’ambiente circostante” ha affermato Domenico Ferrara, Business Development Manager di Hella Gutmann, durante il convegno “Adas e diagnosi elettronica: una visione sul futuro dell’autoriparazione” che si è tenuto ad Autopromotec 2019.
Tutto questo avrà, anzi sta già avendo, un impatto sul settore dell’autoriparazione. In circolazione ci sono infatti già molte autovetture equipaggiate con Adas di livello 2, vale a dire in grado di controllare aspetti dinamici della vettura, utilizzando informazioni sull’ambiente di guida. Ed il numero è destinato a salire. “Si tratta di sistemi che devono essere controllati e opportunamente ricalibrati ad ogni urto – ha precisato Tommaso Caravani di Notiziario Motoristico –. È una tecnologia che va quindi a impattare sull’attività del gommista, del carrozziere e del meccatronico”.
Per potere “mettere mano” sui veicoli dotati di Adas che, sempre più numerosi, circolano sulle nostre strade, gli operatori aftermarket sono, dunque, chiamati a dotarsi degli strumenti e delle competenze necessarie. L’investimento può essere importante. Tuttavia, ci sono da considerare le opportunità, in aggiunta ai costi diretti e indiretti che si generano scegliendo, in alternativa, di affidare a terze parti l’intervento: dal rischio legato allo spostamento della vettura dalla propria officina a quella del concessionario di turno, che magari non è molto vicina, ai tempi che possono essere necessari per l’intero processo. “Adas è una tecnologia che implica una specializzazione e aree dedicate in officina. Chi però ha fatto questa scelta agli albori di questa tecnologia, oggi ne ha un guadagno”, ha confermato Ferrara.
Non tutti possono sposare questa linea, ma per chi lo fa gli Adas possono diventare un business interessante. Come dimostra il caso di Adas Mobile, network indipendente di officine specializzate nella riparazione di questi sistemi. “A spingermi da carrozziere in questa direzione – ha raccontato Alessandro Fossati, co-founder della start-up, – sono state le considerazioni legate non solo ai costi e ai rischi legati all’opzione di rivolgersi a terzi, ma soprattutto al tempo, che è una variabile che incide sulla soddisfazione del privato, che ha bisogno di riavere la vettura prima possibile, e sulla flotta, i cui costi lievitano con l’aumentare dei giorni di vettura sostituiva”.
Tutto questo avrà, anzi sta già avendo, un impatto sul settore dell’autoriparazione. In circolazione ci sono infatti già molte autovetture equipaggiate con Adas di livello 2, vale a dire in grado di controllare aspetti dinamici della vettura, utilizzando informazioni sull’ambiente di guida. Ed il numero è destinato a salire. “Si tratta di sistemi che devono essere controllati e opportunamente ricalibrati ad ogni urto – ha precisato Tommaso Caravani di Notiziario Motoristico –. È una tecnologia che va quindi a impattare sull’attività del gommista, del carrozziere e del meccatronico”.
Per potere “mettere mano” sui veicoli dotati di Adas che, sempre più numerosi, circolano sulle nostre strade, gli operatori aftermarket sono, dunque, chiamati a dotarsi degli strumenti e delle competenze necessarie. L’investimento può essere importante. Tuttavia, ci sono da considerare le opportunità, in aggiunta ai costi diretti e indiretti che si generano scegliendo, in alternativa, di affidare a terze parti l’intervento: dal rischio legato allo spostamento della vettura dalla propria officina a quella del concessionario di turno, che magari non è molto vicina, ai tempi che possono essere necessari per l’intero processo. “Adas è una tecnologia che implica una specializzazione e aree dedicate in officina. Chi però ha fatto questa scelta agli albori di questa tecnologia, oggi ne ha un guadagno”, ha confermato Ferrara.
Non tutti possono sposare questa linea, ma per chi lo fa gli Adas possono diventare un business interessante. Come dimostra il caso di Adas Mobile, network indipendente di officine specializzate nella riparazione di questi sistemi. “A spingermi da carrozziere in questa direzione – ha raccontato Alessandro Fossati, co-founder della start-up, – sono state le considerazioni legate non solo ai costi e ai rischi legati all’opzione di rivolgersi a terzi, ma soprattutto al tempo, che è una variabile che incide sulla soddisfazione del privato, che ha bisogno di riavere la vettura prima possibile, e sulla flotta, i cui costi lievitano con l’aumentare dei giorni di vettura sostituiva”.
Sullo stesso tema
#Adas di serie o in retrofit, l’aftermarket alle prese con la taratura di sensori e videocamere#Camion e Tir, occorre investire sui sistemi Adas per aumentarne la sicurezza stradale