#Biocombustibili #Mezzi Pesanti #Scenari #Mobilità sostenibile #Economia #Automotive #Mercato #Emissioni
Ottobre 2022
Caro energia e gas naturale per autotrazione
a cura di Federmetano
Grido di allarme di Federmetano: senza interventi, il settore rischia la chiusura totale
Il contesto economico della distribuzione metano ha subito un profondo cambiamento da settembre 2021. A partire da quel periodo l’indice TTF (Title Transfer Facility), uno degli indici sulla base del quale è calcolato il prezzo di vendita della materia prima “gas naturale”, ha subito un notevole rialzo, un fenomeno di un’entità mai avvenuta in passato. Allora, quando Federmetano lanciò il primo allarme sui prezzi di mercato del metano autotrazione, il TTF era già prossimo a 116 euro/MWh, un valore 5 volte superiore alla media degli ultimi 20 anni. Tale valore già rappresentava uno shock insostenibile per un settore caratterizzato, da sempre, da quotazioni sostanzialmente stabili. A distanza di un anno il prezzo del gas è ulteriormente triplicato, arrivando a 344 euro/MWh (15 volte il valore medio degli ultimi 20 anni). Un’escalation che ha assunto dimensioni non più contrastabili con le sole misure finora adottate. La conseguenza dell’aumento del costo della materia prima, a cui si aggiunge il rincaro del costo dell’energia elettrica, si è concretizzata in un prezzo medio del gas naturale compresso alla pompa che a settembre 2022 ha raggiunto quota 3 €/kg, con punte massime di 6 €/kg rispetto a una media di 0,81 €, comune fino a settembre 2021. Ciò significa che un bene di consumo, necessario agli spostamenti delle persone e al trasporto delle merci, è triplicato nel giro di due anni: è come se il gasolio costasse oggi più di 4 € al litro.
"È chiaro e palese che il nostro settore sta vivendo una situazione unica, che sta portando rapidamente a una paralisi e alla chiusura di molti punti vendita. Per molti di noi non ci sono più le condizioni per stare sul mercato" dichiara Dante Natali, Presidente di Federmetano, associazione nazionale dei distributori e trasportatori di metano per autotrazione. "Attualmente - prosegue – abbiamo 200 impianti dei 1.530 presenti sulla rete che riescono a tenere un prezzo sotto i 2 €/kg. Purtroppo, con il 30 settembre e il rinnovo delle condizioni contrattuali, sarà impossibile continuare questo regime e anche questi impianti dovranno allinearsi sui 3 €/kg. Chi verrà danneggiato da questo stato di cose sono un milione e duecentomila famiglie che usano da sempre il metano per risparmiare e come scelta “green”, e un settore da ventimila posti di lavoro, completamente in ginocchio". Verrebbe meno, insomma, il contributo alla decarbonizzazione da parte del comparto più concreto e promettente, che già nel 2021 ha sostituito il 30% di carburante fossile con biometano rinnovabile e che rappresenta la via più immediata per l’uso dell’idrogeno nei veicoli. Aggiunge il Presidente Natali che "Il settore del gas naturale/biometano per auto non ce la farà senza interventi radicali e immediati. Il Governo uscente ha sottovalutato l’emergenza di una filiera che non ha eguali per gravità. Auspico che la nostra richiesta di poter accedere ai volumi oggetto di gas release sia accolta e non sia l’ennesima occasione persa. Ci sono in ballo 2 miliardi di metri cubi di gas “italiano” a prezzo calmierato che potrebbero evitare la chiusura di diversi impianti", continua il Presidente di Federmetano.
Per questo Federmetano rinnova l’appello affinché sia istituito un tavolo tecnico ad hoc, un contesto esclusivo nel quale l’unico tema sia lo stato di crisi del comparto gas naturale/biometano per autotrazione, la cui situazione, ribadisce Natali, "non è quella degli altri carburanti".
"È chiaro e palese che il nostro settore sta vivendo una situazione unica, che sta portando rapidamente a una paralisi e alla chiusura di molti punti vendita. Per molti di noi non ci sono più le condizioni per stare sul mercato" dichiara Dante Natali, Presidente di Federmetano, associazione nazionale dei distributori e trasportatori di metano per autotrazione. "Attualmente - prosegue – abbiamo 200 impianti dei 1.530 presenti sulla rete che riescono a tenere un prezzo sotto i 2 €/kg. Purtroppo, con il 30 settembre e il rinnovo delle condizioni contrattuali, sarà impossibile continuare questo regime e anche questi impianti dovranno allinearsi sui 3 €/kg. Chi verrà danneggiato da questo stato di cose sono un milione e duecentomila famiglie che usano da sempre il metano per risparmiare e come scelta “green”, e un settore da ventimila posti di lavoro, completamente in ginocchio". Verrebbe meno, insomma, il contributo alla decarbonizzazione da parte del comparto più concreto e promettente, che già nel 2021 ha sostituito il 30% di carburante fossile con biometano rinnovabile e che rappresenta la via più immediata per l’uso dell’idrogeno nei veicoli. Aggiunge il Presidente Natali che "Il settore del gas naturale/biometano per auto non ce la farà senza interventi radicali e immediati. Il Governo uscente ha sottovalutato l’emergenza di una filiera che non ha eguali per gravità. Auspico che la nostra richiesta di poter accedere ai volumi oggetto di gas release sia accolta e non sia l’ennesima occasione persa. Ci sono in ballo 2 miliardi di metri cubi di gas “italiano” a prezzo calmierato che potrebbero evitare la chiusura di diversi impianti", continua il Presidente di Federmetano.
Per questo Federmetano rinnova l’appello affinché sia istituito un tavolo tecnico ad hoc, un contesto esclusivo nel quale l’unico tema sia lo stato di crisi del comparto gas naturale/biometano per autotrazione, la cui situazione, ribadisce Natali, "non è quella degli altri carburanti".